La Germania non mi ha mai fatto e mai mi farà simpatia, ma il calcio è uno sport di programmazione, e se una programmazione è fatta bene i risultati arrivano. Mi pare che il caso sia proprio questo.
La finale è stata una partita complessivamente bella, meglio nella prima frazione che nella seconda. Sabella l'aveva preparata bene, ma la scelta di mettere Aguero per specchiarsi con gli avversari che si erano sbilanciati mettendo Schurrle per l'infortunio di Kramer non è stata una scelta felice, ha scollacciato la squadra sia in fase di possesso che in fase di copertura. La Germania ha vinto da Germania, solida dalla cintola in giù e cinica dalla cintola in su. Quello che alla fine è mancato all'Argentina
Come al solito tutti, specie in Italia si scagliano su Messi. Nel primo tempo ha giocato bene, poi è calato, quasi inevitabilmente, e d'altronde veniva come tutti i suoi compagni da 3 partite dure di cui due finite ai supplementari. L'eredità spirituale di Maradona pesa, ed è vero che Messi non ha quel carisma, ma Maradona giocava in anni in cui il pallone era una cosa più semplice e in cui se eri Maradona, ovvero il più forte essere te stesso anche con quella Argentina ignobile era talmente semplice e bello che alla fine un mondiale lo vincevi. Il premio come miglior giocatore è parso eccessivo come i palloni d'oro del 2010 e del 2012, ma chi contesta Messi solo in virtù di questa finale dimostra che di pallone non ne capisce nulla. E' ancora al vertice, nonostante tutto.
Questo mondiale mi ha definitivamente insegnato che il "sulla carta" vale relativamente e sempre di meno e che nel valutare una squadra in un mondiale bisogna tenere conto di tutti i fattori possibili e non del solo valore delle rose mischiato al blasone.
E' stato il primo mondiale "social". Che la febbre mundial sia impazzata nei social network è normale, giusto e a tratti bello, ma ho avuto l'impressione che, come d'altronde sta accadendo nella vita reale, il web sia diventato l'ottimo(sono sardonico) surrogato della vita autentica. I tempi in cui dopo la partita si usciva tutti assieme a bere una birra per parlare tra amici del mondiale sembrano essere andati. 80 nostalgia.
Per la seconda volta di fila siamo usciti nella fase a gironi. Quattro anni fa fu una figura miserabile arrivata, ma la gioia del 2006 era ancora fresca ed il momento del calcio italiano era ancora relativamente favorevole. L'eliminazione di quest'anno è frutto di tante cose, ci sono le colpe alla base l'unica partita seriamente sbagliata era quella che non si doveva sbagliare, ma come spesso capita quando finisce male anche tanta sfiga di fondo. Un pareggio con l'Armenia che ci ha relegato in seconda fascia nonostante una qualificazione ottenuta con largo anticipo, l'esser finiti nel pot Europeo quando dovevamo essere in seconda fascia, un girone tecnicamente e climaticamente impegnativo, e dulcis in fundo un arbitro scriteriato. Vecchi tromboni e incompetenti di prima categoria hanno sentenziato dopo attenta e immarcescibile analisi che il calcio italiano è moribondo. Come se ci volesse un eliminazione al mondiale per accorgersene. Si può risalire, ma bisogna lavorare a testa bassa, alacremente e con intelligenza. Come si faceva una volta.
Nel mondiale in cui Spagna, Inghilterra, Italia e Portogallo crollano a tratti impietosamente Costa Rica, ma anche Nigeria, Algeria, Grecia, Cile e perché no anche le modestissime Australia e Iran hanno dato una lezione importante. In un mondiale chi sei e che giocatori hai conta, ma conta di più quello che hai, quanto corri e quanta ne metti. Altrimenti sei ne più e ne meno di una squadra materasso.
James Rodriguez capocannoniere dei mondiali e tutti a celebrare questo semisconosciuto venuto dal nulla. Ah si il Monaco lo ha pagato 45 milioni di euro. L'anno scorso.
Klose ha scritto la sua fantastica pagina di storia prima superando Ronaldo e poi vincendo quel mondiale che ha inseguito per anni.
Neuer miglior portiere dei mondiali. Onestamente per me è anche da pallone d'oro
Il Brasile non ha retto alla pressione, è impietosamente crollato già prima della semifinale, nel momento in cui Neymar è uscito in barella contro la Colombia. Dovevano cancellare il Maracanazo, hanno avuto il Mineirazo. Un poco come se cerchi di coprire con la cacca una chiazza di pipi sul muro. Si parla di un Brasile avaro di talento e messo male in campo. La seconda è vera, la prima un po' meno. Non erano le individualità di per se a mancare, erano i giocatori giusti, quelli congrui alla tradizione Brasiliana a mancare. Tutti, brasiliani in primis si sono scagliati con Fred, lo stesso che era osannato per aver matato la Spagna in Confederations Cup l'anno prima e molti qui in Italia hanno fatto notare come per la prima volta in Brasile non avesse un ariete degno del suo nome. Infatti Pelè, Ronaldo, Bebeto, Romario, Amarildo, Tostao, erano tutti alti un metro e 90. E soprattutto con Serginho, Careca e Luis Fabiano la Selecao ha fatto incetta di trofei in passato.
E Fred disse uscito dal Mineirao: "Dilma dammi la clava"...ok questa era una stronzata
Ci sono stati tanti gol, e molti sono stati davvero bellissimi. Quelli di James e Cahill però li battono tutti, a stacco. Esempi rari di coordinazione e bellezza.
Colombia e Belgio erano tanto attese e alla fine hanno fatto il loro mondiale. Uscite ai quarti. I primi a tratti hanno proprio brillato, i secondi sono sembrati inerziali ma dotati di grande attrezzatura. Tra quattro anni una delle due, se non tutte e due, se tutto va come deve andare, giocherà 7 partite in estate tra giugno e luglio.
Miglior giocatore(per prestazioni) James Rodriguez, miglior portiere Neuer, miglior difensore Hummels, miglior centrocampista James Rodriguez, miglior attaccante Muller, miglior giovane Depay, rivelazione Joel Campbell. Miroslav Klose premio alla carriera.
E poi arriva il momento in cui realizzi che Mustafi è campione del mondo, e in quel momento ti passa la voglia. Poi però realizzi che se non lo diventava Mustafi, lo sarebbero diventati Alvarez, Campagnaro, Biglia, Basanta e Andujar e pensi che forse è stato il male minore.
domenica 13 luglio 2014
martedì 24 giugno 2014
NAZIONALE: il mondiale finisce qui. Analisi di un eliminazione
Diciamocela tutta, dopo la debacle di 4 anni fa, questo mondiale lo abbiamo atteso con tutti noi stessi, perché poteva essere l'ultima tappa di quel processo di catarsi tecnico-sportiva iniziato con la finale di Euro 2012 e continuato con la semifinale di Confederations Cup contro la Spagna l'anno scorso. Lo step finale non c'è stato, e per la seconda volta consecutiva la nazionale italiana è uscita alla fase a gironi di un mondiale, come nel ciclo 1962-1966. L'antipasto era stato eccezionale, vittoria di carattere contro l'Inghilterra giocando all'italiana, di rimessa autentica, ma il primo piatto con la Costa Rica è stato indigesto, e la seconda portata, quella di oggi con l'Uruguay è stata nauseabonda. E al dolce, ovvero gli ottavi di finale, non ci siamo arrivati.
mercoledì 18 giugno 2014
FOCUS-Postille Spagnole, analisi sul fallimento della Spagna
La Spagna è incredibilmente uscita dal mondiale dopo due partite ma ancor più del risultato in se, a stupire è stato il modo in cui i campioni del mondo e d'Europa hanno abdicato al trono iridato, ovvero giocando malissimo, insistendo sulla chiave del palleggio che già gli era costata tantissimo in fase offensiva nella prima partita. Lo ammetto non è che in questo momento io sia chissà quanto costernato o amareggiato, anzi(dopo anni di amare batoste e rosicate posso dirmi soddisfatto). Credo però che questa eliminazione vada inquadrata tout court in una prospettiva più congrua dello Spagna Merda o del ciclo che è finito. Proverò a farlo in queste postille.
lunedì 16 giugno 2014
FOCUS: Miroslav Klose, in Brasile per un posto d'onore nella storia
Tutti noi appassionati di calcio abbiamo imparato a conoscere e ad apprezzare Miroslav Klose, autentico panzer stilisticamente impeccabile, che non necessariamente segna 40 gol all'anno ma che i suoi gol li fa e li fa al momento giusto, perché la porta la vede,di testa è un drago, e l'area di rigore la vive ancora come poche punte in circolazione. Punto fermo della nazionale tedesca da ormai 13 anni, Klose è partito per il Brasile, per disputare il mondiale, che per lui sarà il quarto. In una Germania molto talentuosa, piena di fantasisti bizzosi e tecnicamente dotati, Klose sarà l'unica punta centrale di ruolo. Questo mondiale che per lui sarà l'ultima tappa della sua storia calcistica quantomeno in senso internazionale, rappresenta sia l'ultima occasione per portare la Germania alla stazione della vittoria senza fermarsi a quelle appena precedenti e soprattutto l'occasione per incidere il suo nome nella storia dei mondiali. I record che ha battuto Miroslav Klose sono tanti, ne resta uno solo, probabilmente quello più importante.
Brasile, occasioni di mercato: Aurier e Bešić, giovani emergenti
Il Mondiale brasiliano sta entrando nel vivo, e tra le nazionali più interessanti ci sono senza dubbio Costa d'Avorio e Bosnia. Entrambe le squadre hanno giocato la gara d'esordio con risultati opposti, ma ricevendo uguali complimenti dal punto di vista del gioco espresso.
domenica 15 giugno 2014
Italia - Inghilterra: impressioni e breve lavagna tattica
Come parecchie milioni di persona, allo scoccare della mezzanotte di oggi mi sono gustato l'esordio dell'Italia a Brasile 2014 contro l'Inghilterra. La gara si è chiusa con la vittoria azzurra per 2-1: al gol di Marchisio ha risposto Sturridge, ma nella ripresa un colpo di testa di Balotelli ha deciso il match.
sabato 14 giugno 2014
NAZIONALE: Manaus 00:00 ora italiana. Italia-Inghilterra
Premessa: parlare della propria nazionale prima del debutto mondiale è sempre difficile. Da un lato sei in quella visione cinica in cui tendi a vedere solo i difetti della tua squadra, le scelte che non ti son piaciute, il livello della squadra, l'impostazione, il modo in cui si arriva al Mondiale. Dall'altro invece te ne vuoi fregare, non ti importa chi c'è, vuoi solo sperare, vuoi solo sognare che la tua nazionale arrivi il più lontano possibile, magari fino in fondo, perché tra le cose che nella vita sono meno importanti, l'entusiasmo del mondiale è qualcosa di impareggiabile. Previsioni e pronostici li lasciamo fare ai bookmaker, in questo post verranno presi in esami alcuni aspetti della partita. Il resto è una frase che rappresenta una speranza condivisa: Forza Azzurri!
IL COMMENTO: Spagna-Olanda 1-5 Van Gaal maestro
venerdì 13 giugno 2014
PREVIEW Spagna-Olanda, da Johannesburg a Salvador de Bahia.. dove eravamo rimasti?
Johannesburg 11/07/2010. Spagna e Olanda si affrontano nella finale dei mondiali. In quella che è stata una delle finali contenutisticamente più povere della storia recente del calcio a spuntarla è la Spagna che a 4 minuti dalla fine dei supplementari trova il gol con "l'hombre della historia" Iniesta. Son passati quattro anni e le due squadre si ritrovano subito nella fase a gironi. E' la prima volta in assoluto che due finaliste uscenti si affrontano nella fase a gironi del mondiale successivo. A distanza di quattro anni nettamente diverse sono le istanze tecniche. La Spagna, guidata sempre da Del Bosque, si è riconfermata campione d'Europa, ha mantenuto per quel che era possibile quella squadra, implementando comunque ottimi giocatori e lasciando a casa tantissimi altri buoni giocatori perché al mondiale si va sempre in 23. Di quell'Olanda invece è rimasto pochissimo, solo un drappello, che però è quello dei giocatori più rappresentativi e talentuosi, in panchina non c'è più Van Marwijk, che ha fatto fiasco all'Europeo, ma Louis Van Gaal, e la squadra è infarcita di tanti giovani di prospettiva, seppur relativamente inesperti. Momenti calcistici differenti per due squadre che partono da favorite nel loro girone ma che si devono guardare da un rampante Cile.
giovedì 12 giugno 2014
IL COMMENTO: Brasile-Croazia 3-1, Nishimura l'uomo in più
Brasile 2014 ha aperto i battenti a San Paolo nell'Arena Corinthians e i padroni di casa si sono imposti sulla Croazia per 3-1 al termine di una partita non bellissima, molto inerziale in cui una Croazia che aveva interpretato meglio la gara è stata punita da un rigore farlocco concesso dall'arbitro Nishimura, che ha rovesciato l'inerzia della gara a favore dei verde-oro, fino a quel momento apparsi privi di idee e poco concreti.
Les folies de Arthur Duprà-1 giornata e passaggi del turno
Con l'arrivo dei mondiali, partono massicciamente i pronostici e anche le scommesse. Arthur Duprà mi ha mandato il suo pronostico sui risultati della prima giornata dei mondiali. Chi è il Duprà? Un uomo d'altri tempi che vive il calcio in maniera rilassata, più con gusto che con phatos. Dargli fiducia o no? Questo sta a voi deciderlo, potete anche fidarvi in parte!
PRONOSTICI PRIMA GIORNATA
Brasile-Croazia 1
Messico-Camerun x
Spagna-Olanda 1
Cile- Australia 2
Colombia-Grecia 1
Uruguay-Costarica x
Inghilterra-Italia 2
Costa d'avorio-Giappone 2
Svizzera-Ecuador 2
Francia-Honduras 1
Argentina-Bosnia 1
Germania-Portogallo 1
Iran-Nigeria 2
Ghana-Usa x
Belgio- Algeria 1
Russia-Corea del Sud 1
PRONOSTICI PASSAGGIO DEL TURNO
Gruppo A: Brasile e Camerun
Gruppo B: Spagna e Olanda
Gruppo C: Colombia e Grecia
Gruppo D: Uruguay e Italia
Gruppo E: Ecuador e Francia
Gruppo F: Argentina e Nigeria
Gruppo G: Germania e Portogallo
Gruppo H: Belgio e Russia
PRONOSTICI PASSAGGIO DEL TURNO
Gruppo A: Brasile e Camerun
Gruppo B: Spagna e Olanda
Gruppo C: Colombia e Grecia
Gruppo D: Uruguay e Italia
Gruppo E: Ecuador e Francia
Gruppo F: Argentina e Nigeria
Gruppo G: Germania e Portogallo
Gruppo H: Belgio e Russia
Immobile deve giocare
Come in ogni vigilia di Mondiale o Europeo che si rispetti nel paese dei 60 milioni di allenatori, dove gli azzurri diventano il più grande comune denominatore dell'unità nazionale, infuria la polemica sulla formazione da schierare. Dopo aspre polemiche sulle convocazioni impazza il tormentone Balotelli-Immobile.
Nel torneo che mette alla prova tutte le energie fisiche e mentali, la forma fisica è fondamentale e una regola non scritta ma di semplice buonsenso richiederebbe di schierare il giocatore più in forma anche se non sempre corrisponde al migliore.
L'Italia non ha bisogno di un Messia ma di credere nel gruppo valorizzando quello di cui dispone. Inesperienza? Quella si acqusisce solo giocando... La teoria italiota dell'affidarsi all'usato sicuro sinora imperante, ha prodotto risultati a cui siamo abituati da troppo tempo ( e non vale solo per il calcio).
Cosa sarebbe stato dell'avventura azzurra se Paolo Rossi nell'82 fosse stato lasciato a casa o Totò Schillaci avesse passato l'estate a Mondello? Cosa sarebbe successo se Trapattoni avesse convocato Gilardino all'Europeo del 2004 invece di preferirgli un Vieri il fase calante? Balotelli nel bene o nel male è la stella di una Nazionale in piena transizione generazionale, ma non sembra in forma come il collega, fresco di trasferimento a Dortmund. Coesistenza? Qui rischiamo di entrare nel bar o nella formazione per sbaragliare gli amici al fantacalcio. Prandelli vede i ragazzi ogni giorno e li osserva da un paio di anni per preparare il mese perfetto. Il motivatore e comunicatore moderno farà le sue scelte. Ma Ciro Immobile non può restare fuori.
Scegliere il più forma
Il passato recente ci ricorda di staffette storiche, da quella tra Mazzola e Rivera del 1970 a quella più recente tra Del Piero e Baggio del 1998. Senza offesa per la giovane coppia patrimonio del calcio italiano dei nostri giorni, il paragone con gli altri stride un po'. Ma non è questo il punto. Si tratta semplicemente di Immobile, 22 reti e una condizione fisica in crescendo.Nel torneo che mette alla prova tutte le energie fisiche e mentali, la forma fisica è fondamentale e una regola non scritta ma di semplice buonsenso richiederebbe di schierare il giocatore più in forma anche se non sempre corrisponde al migliore.
Inesperienza? Quella si acquisisce giocando...
Il ragazzo di Torre Annunziata corre, ha coraggio e incoscienza, al contrario del cognome é tutt'altro che statico ed é la novità assoluta. Ma sopratutto segna. Lo ha già fatto in amichevole a fianco del conterraneo e vecchio compagno "zemaniano" Insigne. Saranno dei test poco importanti o indicativi, ma sono un ulteriore elemento probante di una teoria: scegliere sempre le gambe che girano meglio.L'Italia non ha bisogno di un Messia ma di credere nel gruppo valorizzando quello di cui dispone. Inesperienza? Quella si acqusisce solo giocando... La teoria italiota dell'affidarsi all'usato sicuro sinora imperante, ha prodotto risultati a cui siamo abituati da troppo tempo ( e non vale solo per il calcio).
Cosa sarebbe stato dell'avventura azzurra se Paolo Rossi nell'82 fosse stato lasciato a casa o Totò Schillaci avesse passato l'estate a Mondello? Cosa sarebbe successo se Trapattoni avesse convocato Gilardino all'Europeo del 2004 invece di preferirgli un Vieri il fase calante? Balotelli nel bene o nel male è la stella di una Nazionale in piena transizione generazionale, ma non sembra in forma come il collega, fresco di trasferimento a Dortmund. Coesistenza? Qui rischiamo di entrare nel bar o nella formazione per sbaragliare gli amici al fantacalcio. Prandelli vede i ragazzi ogni giorno e li osserva da un paio di anni per preparare il mese perfetto. Il motivatore e comunicatore moderno farà le sue scelte. Ma Ciro Immobile non può restare fuori.
PREVIEW: Brasile-Croazia the opening act
Il grande giorno è arrivato e i mondiali prenderanno il via stasera con la sfida inaugurale Brasile-Croazia, valida per il gruppo A della competizione. Il Brasile parte ovviamente da favorito, ma con il peso sulle spalle di una nazione che ha voglia di sognare, di dimenticare il Maracanazo e di far pensare il meno possibile all'impatto sociale in senso deteriore che ha avuto l'organizzazione dei mondiali. Affronteranno per la seconda volta nella loro storia mondiale la Croazia, sconfitta nel mondiale 2006 per 1-0 con gol di Kakà. La Croazia dal canto suo proverà a complicare il più possibile i piani della Selecao, anche perché si sa che storicamente la prima partita non è immune da sorprese, ma dovrà farlo senza Mandzukic, squalificato. I padroni di casa sono inevitabilmente favoriti, ma come successo altre volte in passato, il non aver nulla da perdere dello sfidante può dar quantomeno vita ad una bella partita.
mercoledì 11 giugno 2014
LE SQUADRE-Cile, c'è la qualità ma il girone è duro. E poi Vidal....
Il Cile si ripresenta dopo 4 anni alla fase finale dei mondiali. La formazione allenata da Sampaoli senza dubbio gioca bene, ha giocatori importanti, ma è attesa da un impegno tutt'altro che facile. Sorteggiata nel complesso gruppo B per il passaggio del turno dovrà vedersela con le finaliste uscenti Spagna e Olanda, non proprio una passeggiata di salute. Da un lato c'è la sensazione che il Cile disponga della qualità giusta per avere ragione quantomeno dell'Olanda, dall'altro l'impressione che le frecce in faretra non siano sufficienti per passare questo girone, ma che con un altro tipo di sorteggio questa squadra avrebbe potuto fare un buon cammino.
PREGI E DIFETTI DELLA ROJA
Gli elementi che hanno reso e che rendono il Cile una squadra interessante da seguire da anni sono parecchi, sia dal punto di vista individuale che dal punto di vista dell'assetto in campo, specie nell'era Sampaoli. Punti di forza della nazionale cilena in questo ciclo sono il centrocampo, pieno di agonisti dalle caratteristiche differenti come Medel(che però a questo giro ha giocato più in difesa), Carmona, Aranguiz e Arturo Vidal. Sostanza che si accompagna alla qualità dei giocatori offensivi, siano questi creativi come Valdivia o funamboli e imprevedibili come Vargas e Nino Maravilla Sanchez. La duttilità di molti dei giocatori disponibili ha consentito inoltre a Sampaoli di costruire una squadra multitask, in grado di giocare diversi sistemi, anche tetragoni tra essi quantomeno dal punto di vista dell'impostazione tattica, come si è visto nel percorso di qualificazioni e nelle tappe preparatorie al mondiale, passando con facilità da un sistema di difesa a 4 a uno a 3 con annessi cambiamenti anche offensivi. Ma non è tutto rose e fiori a cominciare dalla difesa, dove manca un leader difensivo autentico e in generale uno stopper di buona caratura, cosa che ha spinto Sampaoli a riciclare Medel come centrale, con risultati tutto sommato buoni pur essendo evidente che il ruolo d'elezione non è quello. Va un po' meglio con i terzini dove oltre a Isla, reduce da annate non brillanti ma rodato ad alti livelli, si segnala la presenza di Albornoz del Malmo, terzino destro di origine scandinava che in Svezia ha fatto bene e che può essere un nome da seguire. Inoltre mancherà Mati Fernandez, giocatore molto scostante ma ben inserito nei meccanismi offensivi che poteva essere di più che un alternativa importante. Così e così anche le punte, perché i tanto attesi eredi di Salas e Zamorano ancora non sono arrivati e l'assenza del "Chupete" Suazo, non proprio un ariete, ma uno dei decani e goleador della Roja, rischia di pesare. L'unica prima punta convenzionale è Pinilla, benino ma non bene negli ultimi anni, dove tra guai fisici e rendimento discontinuo ha confermato il motivo per cui non è esploso del tutto. A completare il reparto l'esperto Paredes del Colo Colo e Orellana del Celta, che comunque è un esterno. Inoltre c'è da valutare la condizione di Vidal, stella della squadra assieme a Sanchez, reduce da due mesi di stop. La sua salute tiene in appresione i cileni, che vorrebbero vederlo in campo, e la Juventus che non vorrebbe ritrovarselo un catorcio per l'inizio della stagione. E' rientrato pochi giorni fa contro l'Irlanda del Nord, le sue condizioni non sembrano ottimali e questo è un altro fattore che può incidere.
CONSIDERAZIONI FINALI
In un altro girone il Cile si sarebbe qualificato tranquillamente agli ottavi e con un po' di fortuna anche ai quarti. In questo girone il vantaggio è dato dal non aver nulla da perdere ma aldilà di ogni merito personale per passare ci sono delle conditio sine qua non. Ovvero o che la Spagna, appagata da tutto quello che è riuscita a vincere, arrivi in piena indigestione oppure che il 3-5-2 5-3-2 varato da Van Gaal in contumacia Strootman per la sua Olanda non funzioni come sperato. Altrimenti andare avanti sarà difficile.
LE SQUADRE-Ecuador, in loving memory of Chucho Benitez
L'Ecuador si è qualificato ai mondiali al termine di una cavalcata esaltante, in un girone, quello sudamericano, che ha registrato una totale inversione di tendenza rispetto alla Coppa America. La nazionale allenata da Rueda parteciperà così al suo terzo mondiale dopo il 2002 e il 2006. L'obiettivo della nazionale ecuadoregna è quello di provare a passare il turno per la seconda volta nella sua storia in un girone che ricorda a tratti quello del 2006, con una squadra forte(nel 2006 la Germania oggi la Francia), una di medio-alto livello(nel 2006 la Polonia quest'anno la Svizzera) e una di livello medio-basso(nel 2006 la Costa Rica, oggi l'Honduras). Pur partendo sfavorito rispetto alle due Europee, l'Ecuador proverà a farsi valere come ben ha fatto nel girone di qualificazione ai mondiali. La qualificazione sarebbe importante non per un fatto di mero prestigio, ma anche per onorare la memoria di Christian Chucho Benitez, scomparso lo scorso anno a causa di un infarto che lo ha colpito in Qatar, dove era andato a giocare, che di quelle qualificazioni è stato uno dei protagonisti fino alla sua scomparsa.
LA SQUADRA
La selezione ecuadoregna gioca con un 4-4-2 vecchio stampo, con esterni aggressivi e assetto bilanciato. E' una squadra ben strutturata fisicamente, che ha nella velocità la sua arma principale grazie alla presenza di giocatori esterni come Ibarra, Jefferson Montero e il capitano e stella della nazionale Luis Valencia, maestri nell'attaccare lo spazio in velocità grazie alla loro progressione. A centrocampo a dirigere le operazioni, Christian Noboa, uno dei giocatori più apprezzati nel Rubin Kazan che vinse in Russia per due anni di fila, oggi sempre in RPL alla Dinamo Mosca. La sostanza a centrocampo, vista la defezione di Castillo, sarà probabilmente affidata al giovane Carlos Gruezo, tostissimo mediano che gioca nello Stoccarda. Altri nomi su cui la tricolor fa affidamento sono Saritama e Mendez, giocatori di lunga militanza in nazionale. Proprio quest'ultimo che nelle due precedenti apparizioni ecuadoregne ai mondiali è stato uno tra i più positivi se non addirittura il più positivo, potrà ritagliarsi i suoi spazi. La difesa, il reparto meno forte della squadra si regge sui due pilastri Guagua e Ayovì, senatori della rosa, con Paredes, fresco di approdo al Watford di Pozzo come esterno destro, mentre per l'altro posto da centrale il ballottaggio è tra Achillier ed Erazo. L'attacco invece è sulle spalle di Felipe Caicedo, centravanti puro, molto mobile a dispetto della stazza importante, con un importante passato in Europa(ha giocato anche nel City, nel Malaga, nel Levante e nella Lokomotiv), che ha trascinato con 7 reti la Tri alla qualificazione. Caicedo vestirà la maglia numero 11 che fu del Chucho e proprio lui sarà chiamato a trascinare la nazionale e a onorare la memoria del compagno scomparso a suon di gol. A completare il reparto con ogni probabilità sarà Enner Valencia, reduce da una stagione di grazia al Pachuca in messico, ma occhio a Martinez e ad Arroyo che possono diventare alternative importanti. Pur non partendo coi favori del pronostico, l'Ecuador resta una squadra che ha elementi interessanti, un sistema di gioco collaudato e una grande dimensione di squadra, che potrebbe consentirle di sfruttare al massimo i momenti di debolezza degli avversari. Il passaggio del turno non è facile, ma è tutt'altro che impossibile.
LA SQUADRA
La selezione ecuadoregna gioca con un 4-4-2 vecchio stampo, con esterni aggressivi e assetto bilanciato. E' una squadra ben strutturata fisicamente, che ha nella velocità la sua arma principale grazie alla presenza di giocatori esterni come Ibarra, Jefferson Montero e il capitano e stella della nazionale Luis Valencia, maestri nell'attaccare lo spazio in velocità grazie alla loro progressione. A centrocampo a dirigere le operazioni, Christian Noboa, uno dei giocatori più apprezzati nel Rubin Kazan che vinse in Russia per due anni di fila, oggi sempre in RPL alla Dinamo Mosca. La sostanza a centrocampo, vista la defezione di Castillo, sarà probabilmente affidata al giovane Carlos Gruezo, tostissimo mediano che gioca nello Stoccarda. Altri nomi su cui la tricolor fa affidamento sono Saritama e Mendez, giocatori di lunga militanza in nazionale. Proprio quest'ultimo che nelle due precedenti apparizioni ecuadoregne ai mondiali è stato uno tra i più positivi se non addirittura il più positivo, potrà ritagliarsi i suoi spazi. La difesa, il reparto meno forte della squadra si regge sui due pilastri Guagua e Ayovì, senatori della rosa, con Paredes, fresco di approdo al Watford di Pozzo come esterno destro, mentre per l'altro posto da centrale il ballottaggio è tra Achillier ed Erazo. L'attacco invece è sulle spalle di Felipe Caicedo, centravanti puro, molto mobile a dispetto della stazza importante, con un importante passato in Europa(ha giocato anche nel City, nel Malaga, nel Levante e nella Lokomotiv), che ha trascinato con 7 reti la Tri alla qualificazione. Caicedo vestirà la maglia numero 11 che fu del Chucho e proprio lui sarà chiamato a trascinare la nazionale e a onorare la memoria del compagno scomparso a suon di gol. A completare il reparto con ogni probabilità sarà Enner Valencia, reduce da una stagione di grazia al Pachuca in messico, ma occhio a Martinez e ad Arroyo che possono diventare alternative importanti. Pur non partendo coi favori del pronostico, l'Ecuador resta una squadra che ha elementi interessanti, un sistema di gioco collaudato e una grande dimensione di squadra, che potrebbe consentirle di sfruttare al massimo i momenti di debolezza degli avversari. Il passaggio del turno non è facile, ma è tutt'altro che impossibile.
martedì 10 giugno 2014
FOCUS-10 mondiale
L'importanza, la visibilità, la "mistica" della maglia numero 10 ha avuto un ruolo importante nella storia del calcio, specie nella storia dei mondiali, dove i giocatori che l'hanno vestita, hanno scritto pagine importanti nella storia della competizione. La 10 nella storia dei mondiali l'ha vestita gente che ha contribuito a scrivere la storia della manifestazione, Maradona, Pelè, Zidane, Puskas, Platini, Rivaldo, Matthaus, Baggio, Lineker, Hurst, Kempes, Zico, tanto per citare i più mainstream. Nonostante negli anni e con la scelta del numero dal parte del giocatore, il significato tecnico in senso stretto è venuto sempre meno, il numero 10 è rimasto sinonimo di classe e talento. Vediamo quali saranno i giocatori che vestiranno il 10 in questo campionato del mondo.
Gruppo A
Brasile-Neymar: la 10 che fu di Pelè, Rivaldo e Zico. Una maglia pesante in un mondiale pesante in cui l'idea di sconfitta non deve azzardare di palesarsi nemmeno nello strato più nascosto del subconscio. Il talento del giovane brasiliano è direttamente proporzionale alla grande immaturità che lo porta a rendersi plateale e detestabile. Per far dimenticare la ferita ancora aperta del Maracanazo, dovrà mettere da parte lustrini e pailletes.
Croazia-Luka Modric: il leader tecnico, cresciuto nella Dinamo Zagabria, esploso a Londra sponda Tottenham e consacratosi a Madrid come uno dei migliori centrocampisti all-around del mondo. La Croazia pende dai suoi piedi, come pendeva da quelli di Boban nel glorioso 98, l'ultimo anno in cui la Croazia passò un girone mondiale.
Messico-Giovani Dos Santos: nei primi anni di carriera era considerato l'erede di Ronaldinho. Dopo la partenza dal Barcellona, poche luci e molte ombre. Quest'anno ha trovato continuità al Villarreal che dalla Liga Adelante è tornato in Europa. Specie considerata l'assenza di Vela sarà lui a dover prendere in mano la squadra e mettere Peralta ed Hernandez nelle condizioni di segnare.
Camerun-Vincent Aboubakar: giovane, con belle prospettive, reduce da una stagione da 16 gol con il Lorient, Aboubakar si propone di essere un'altra freccia nella faretra del fumantino Camerun con Eto'o separato in casa e i giocatori in rivolta per i premi partita.
Gruppo B
Spagna-Cesc Fabregas: non è un 10 puro ma quel numero è sulle spalle dal 2008, ovvero dall'inizio dell'epopea vincente Spagnola. E' una delle tante opzioni di Del Bosque, che su di lui ci punta il più possibile.
Olanda-Wesley Sneijder: 4 anni fa il triplete dell'Inter e un mondiale da mattatore non bastarono per il Pallone d'Oro, perché in finale fu sconfitta. Con la Spagna ci si ritrova subito nel girone e in quest'Olanda, profondamente cambiata rispetto a 4 anni fa, tocca di nuovo a lui, che 4 anni fa fu protagonista senza gloria, dirigere le operazioni.
Cile-Jorge Valdivia: un dieci romantico sudamericano. Trequartista puro tanto fine quanto incostante, è uno dei giocatori più esperti della nazionale cilena, e specie in contumacia di Mati Fernandez, sarà lui l'uomo che darà le imbeccate giuste agli attaccanti della nazionale di Sampaoli.
Australia-Ben Halloran: esterno di fascia che si è affermato nel Fortuna Dusseldorf militante in Zweite Liga nella seconda parte di stagione, è uno dei tanti giovani che fa parte della rosa di un Australia lontana dai fasti del passato, che da perdere non ha materialmente nulla. Ha appena debuttato coi Socceroos e probabilmente spera di potersi mettere in mostra.
Gruppo C
Colombia-James Rodriguez: è uno dei talenti più fulgidi dei cafeteros, che privi di Falcao, ripongono su di lui ulteriori speranze. Nel Monaco dopo un inizio un po' così si è saputo imporre, vediamo se sarà in grado di imporsi anche al mondiale.
Costa D'Avorio-Gervinho: si è rilanciato nella Roma del suo maestro Garcia dopo due anni bui all'Arsenal. Non è proprio un 10 classico, ma la sua velocità e le sue lunghe falcate possono scompaginare le difese avversarie e può essere un supporto fondamentale per far si che la Costa d'Avorio riesca a passare il girone.
Grecia-Giorgos Karagounis: assieme a Katsouranis è l'ultimo reduce rimasto del glorioso Euro 2004, di cui quest'anno ricorre il decennale. E', com'era allora, leader tecnico di una nazionale, che a ritmo di sirtaki e contrasti duri, prova a passare il girone per la prima volta nella sua storia, pur partendo da sfavorita. Sarebbe un modo meraviglioso di chiudere una storia ricca di soddisfazioni con la sua nazionale e probabilmente con il calcio.
Giappone-Shinji Kagawa: la 10 l'ha ereditata da Nakamura già 3 anni fa, quando vinse la Coppa d'Asia. La stagione appena trascorsa è stata pessima per la sua squadra e soprattutto per lui. Il mondiale rappresenta l'occasione del riscatto.
Gruppo D
Inghilterra-Wayne Rooney: dopo aver partecipato ai suoi primi due mondiali in condizioni pessime, ha finalmente la possibilità di giocare se non al meglio, quantomeno senza infortuni gravi da risolvere in fretta e furia. La sua storia con la nazionale non è stata densa di soddisfazioni e dopo l'esplosione ad Euro 2004(andato comunque male) il fenomeno dello United non è riuscito a incidere rispetto a quanto avrebbe voluto. The time is now.
Italia-Antonio Cassano: questo mondiale lo aveva perso, ci aveva rinunciato, aveva incominciato a sperarci, si è impegnato per averlo e alla fine ci è riuscito. Al terzo tentativo Totò Cassano ce l'ha fatta. Andrà giustamente al mondiale per la felicità di molti, che su di lui ripongono grosse speranze. Lo farà con la 10 che fu di Baggio e Totti, in quella che è la sua ultima chiamata per far vedere al mondo le grandi cose che ha fatto vedere in Italia in questi anni.
Costa Rica-Bryan Ruiz: la Costa Rica ha pescato male, ma la sfiga non paga, l'ha privata pure di Alvaro Saborio. Bryan Ruiz sarà capitano e leader di una selezione che pur non avendo alcun favore del pronostico, è tutt'altro che scarsa e che proverà a rendere la vita difficile a tutti. Ritrovatosi in Eredivisie(da cui si era lanciato nel Twente) dopo anni chiaroscuri in Premier, orchestrerà le operazioni offensive della selezione caraibica.
Uruguay-Diego Forlan: la sua parabola discendente è impietosamente incominciata 3 anni fa ma della Celeste quarta al mondiale 2010 e campione di SudAmerica, resta ancora uno dei leader, la cui importanza non è stata scalfita dall'ascesa di Cavani e Suarez. E proprio di quest'ultimo, attualmente in riablitazione che Forlan, che 4 anni fa fu capocannoniere e miglior giocatore del torneo, non dovrà far rimpiangere l'assenza prevista nelle prime uscite.
Gruppo E
Francia-Karim Benzema: l'attaccante del Real Madrid, che è riuscito a essere importante nella stagione della Decima nonostante la concorrenza, è al suo primo mondiale. La Francia conta molto su di lui per andare avanti e ne ha ben donde.
Svizzera-Granit Xhaka: il centrocampista di origini kosovare è un uomo di sostanza più che di qualità, un equalizzatore di centrocampo. Il mondo calcistico guarda con attenzione al giocatore del Borussia Moenchengladbach, che può mostrare di che pasta è fatto.
Ecuador-Walter Ayovi: terzino sinistro titolare, assieme a Mendez uno dei capitani di lungo corso della nazionale ecuadoregna, che si è qualificata sorprendentemente al mondiale, in cui giocherà per onorare la memoria di Chucho Benitez, scomparso l'anno scorso.
Honduras-Marvin Chavez: Giocatore di lungo corso nella MLS, attualmente ai Chivas Usa classica ala dallo scatto micidiale e di discreta tecnica, sarà il 10 dell'Honduras, che si è riqualificato senza il mondiale, come sempre, senza grandi velleità di gloria ma senza avere nulla da perdere.
Gruppo F
Argentina-Lionel Messi: il 10 per antonomasia e lui, ma da quando veste la maglia dell'Argentina le soddisfazioni sono state poche e l'eredità della maglia di Maradona con derivati annessi e connessi per la "Pulga" è sembrata più un peso che uno stimolo, e le prodezze con il Barcellona non bastano per avere la stima calcistica della tua nazione. Vincere nella terra dei rivali appare quasi impossibile, prendere definitivamente per mano la seleccion albiceleste sarebbe già un traguardo.
Bosnia-Zvjezdan Misimovic: dopo una militanza di tutto rispetto in Bundesliga, adesso è in Cina a godersi un redditizio prepensionamento, in nazionale resta però un nobile senatore, una colonna, un giocatore su cui si punta tranquillamente. La qualità dei suoi colpi è una delle tante armi di cui dispone la debuttante selezione bosniaca.
Nigeria-John Obi Mikel: lui con la classe della 10 non c'entra proprio nulla. Più che imbeccarti in porta al massimo ti può imbeccare al pronto soccorso con qualche infrazione ossea. E' comunque uno dei giocatori più rappresentativi di una Nigeria che può provare a giocarsi le sue carte per un passaggio del turno che manca dal 1998, anche se quella era un'altra nazionale.
Iran-Karim Ansarifard: praticamente sconosciuto ai più è uno dei giocatori più talentuosi del campionato iraniano. Punta centrale di stazza, dovrebbe essere a rigor di logica la riserva di Ghoochannejad, detto Gucci(e non è uno scherzo, leggere l'articolo presente sul blog sul Team Melli).
Gruppo G
Germania-Lukas Podolski: l'ascesa di giovani ragazzi terribili e talentuosi non ha minato la posizione in nazionale di "Prinz Poldi" che con la maglia della nazionale tedesca ha sempre impressionato di più rispetto alle sue prestazioni con i club(quantomeno in quelli di alto livello). Reduce da una stagione partita male(per problemi fisici) ma conclusa tutto sommato bene con l'Arsenal, rappresenta una delle possibili alternative a disposizione di Low.
Portogallo-Vieirinha: ha saltato praticamente una stagione per un grave infortunio al crociato, ma Paulo Bento ha preferito puntare su di lui piuttosto che su Quaresma e Danny, che il mondiale lo avrebbero meritato. Sarà lui il 10 della nazionale portoghese e pensare che la maglia di Rui Costa sia sulle sue spalle suona un po' stonato, ma si sa che un mondiale non è mai immune da sorprese.
Ghana-Andrè Ayew: il giocatore del Marsiglia, figlio del simbolo del calcio ghanese Abedì Pelè Ayew, partecipa al suo secondo mondiale consecutivo, dopo quello di 4 anni fa, in cui il Ghana sfiorò le semifinali e Ayew(all'epoca semisconosciuto giocatore dell'Arles) fu uno dei più positivi in assoluto. Replicare quell'impresa è difficilissimo a prescindere, figuriamoci con un girone del genere. Ayew però ormai non è più una promessa ma un giocatore rodato e proverà a farsi valere.
USA-Mikkael Diskerud: tutti ci saremmo logicamente aspettati che la maglia fosse al suo posto, sulle spalle di Donovan, ma Klinsmann inspiegabilmente(forse in delirio di onnipotenza o sotto acidi forti e tagliati male) lo ha lasciato a casa. La 10 dell'US Soccer Team va sulle spalle di Diskerud, centrocampista del Rosenborg, un giocatore fisico ma bravo sia in fase di contenimento che in fase di possesso. Un nome da seguire che raccoglie un "eredità" pesante.
Gruppo H
Belgio-Eden Hazard: quando può tiene fede al suo nome facendo giocate paradisiache. Il PSG lo vuole ed è disposto a fare follie, il Chelsea non lo molla ed il Belgio ripone molte speranze su un talento che sta venendo prepotentemente fuori.
Russia-Alan Dzagoev: è uno dei migliori talenti della nazionale russa(di cui fu, seppur a tratti, una delle poche note positive ad Euro 2012). Capello però lo vede fino a un certo punto, nel suo 4-3-3 è considerato più riserva che titolare. Se avrà i suoi spazi dovrà farsi valere perché il talento del 10 c'è.
Corea del Sud-Park Chu Young: le sue ultime tre stagioni sono state tutt'altro che indimenticabili, l'Arsenal lo ha acquistato ma non ci ha mai creduto veramente e i prestiti al Celta e al Watford non sono serviti al rilancio. Ciò nonostante la Corea del Sud punta ancora su di lui nella speranza che torni a essere il giocatore che era al Monaco.
Algeria-Sofiane Feghouli: l'esterno del Valencia, uno dei tanti giocatori nel limbo tra Francia e Algeria, ha optato per il suo paese d'origine, in controtendenza rispetto al trend che invece prevede il contrario. E' il giocatore più forte della sua nazionale e proverà a trascinarla il più lontano possibile nella manifestazione, anche se il passaggio del turno appare arduo.
Gruppo A
Brasile-Neymar: la 10 che fu di Pelè, Rivaldo e Zico. Una maglia pesante in un mondiale pesante in cui l'idea di sconfitta non deve azzardare di palesarsi nemmeno nello strato più nascosto del subconscio. Il talento del giovane brasiliano è direttamente proporzionale alla grande immaturità che lo porta a rendersi plateale e detestabile. Per far dimenticare la ferita ancora aperta del Maracanazo, dovrà mettere da parte lustrini e pailletes.
Croazia-Luka Modric: il leader tecnico, cresciuto nella Dinamo Zagabria, esploso a Londra sponda Tottenham e consacratosi a Madrid come uno dei migliori centrocampisti all-around del mondo. La Croazia pende dai suoi piedi, come pendeva da quelli di Boban nel glorioso 98, l'ultimo anno in cui la Croazia passò un girone mondiale.
Messico-Giovani Dos Santos: nei primi anni di carriera era considerato l'erede di Ronaldinho. Dopo la partenza dal Barcellona, poche luci e molte ombre. Quest'anno ha trovato continuità al Villarreal che dalla Liga Adelante è tornato in Europa. Specie considerata l'assenza di Vela sarà lui a dover prendere in mano la squadra e mettere Peralta ed Hernandez nelle condizioni di segnare.
Camerun-Vincent Aboubakar: giovane, con belle prospettive, reduce da una stagione da 16 gol con il Lorient, Aboubakar si propone di essere un'altra freccia nella faretra del fumantino Camerun con Eto'o separato in casa e i giocatori in rivolta per i premi partita.
Gruppo B
Spagna-Cesc Fabregas: non è un 10 puro ma quel numero è sulle spalle dal 2008, ovvero dall'inizio dell'epopea vincente Spagnola. E' una delle tante opzioni di Del Bosque, che su di lui ci punta il più possibile.
Olanda-Wesley Sneijder: 4 anni fa il triplete dell'Inter e un mondiale da mattatore non bastarono per il Pallone d'Oro, perché in finale fu sconfitta. Con la Spagna ci si ritrova subito nel girone e in quest'Olanda, profondamente cambiata rispetto a 4 anni fa, tocca di nuovo a lui, che 4 anni fa fu protagonista senza gloria, dirigere le operazioni.
Cile-Jorge Valdivia: un dieci romantico sudamericano. Trequartista puro tanto fine quanto incostante, è uno dei giocatori più esperti della nazionale cilena, e specie in contumacia di Mati Fernandez, sarà lui l'uomo che darà le imbeccate giuste agli attaccanti della nazionale di Sampaoli.
Australia-Ben Halloran: esterno di fascia che si è affermato nel Fortuna Dusseldorf militante in Zweite Liga nella seconda parte di stagione, è uno dei tanti giovani che fa parte della rosa di un Australia lontana dai fasti del passato, che da perdere non ha materialmente nulla. Ha appena debuttato coi Socceroos e probabilmente spera di potersi mettere in mostra.
Gruppo C
Colombia-James Rodriguez: è uno dei talenti più fulgidi dei cafeteros, che privi di Falcao, ripongono su di lui ulteriori speranze. Nel Monaco dopo un inizio un po' così si è saputo imporre, vediamo se sarà in grado di imporsi anche al mondiale.
Costa D'Avorio-Gervinho: si è rilanciato nella Roma del suo maestro Garcia dopo due anni bui all'Arsenal. Non è proprio un 10 classico, ma la sua velocità e le sue lunghe falcate possono scompaginare le difese avversarie e può essere un supporto fondamentale per far si che la Costa d'Avorio riesca a passare il girone.
Grecia-Giorgos Karagounis: assieme a Katsouranis è l'ultimo reduce rimasto del glorioso Euro 2004, di cui quest'anno ricorre il decennale. E', com'era allora, leader tecnico di una nazionale, che a ritmo di sirtaki e contrasti duri, prova a passare il girone per la prima volta nella sua storia, pur partendo da sfavorita. Sarebbe un modo meraviglioso di chiudere una storia ricca di soddisfazioni con la sua nazionale e probabilmente con il calcio.
Giappone-Shinji Kagawa: la 10 l'ha ereditata da Nakamura già 3 anni fa, quando vinse la Coppa d'Asia. La stagione appena trascorsa è stata pessima per la sua squadra e soprattutto per lui. Il mondiale rappresenta l'occasione del riscatto.
Gruppo D
Inghilterra-Wayne Rooney: dopo aver partecipato ai suoi primi due mondiali in condizioni pessime, ha finalmente la possibilità di giocare se non al meglio, quantomeno senza infortuni gravi da risolvere in fretta e furia. La sua storia con la nazionale non è stata densa di soddisfazioni e dopo l'esplosione ad Euro 2004(andato comunque male) il fenomeno dello United non è riuscito a incidere rispetto a quanto avrebbe voluto. The time is now.
Italia-Antonio Cassano: questo mondiale lo aveva perso, ci aveva rinunciato, aveva incominciato a sperarci, si è impegnato per averlo e alla fine ci è riuscito. Al terzo tentativo Totò Cassano ce l'ha fatta. Andrà giustamente al mondiale per la felicità di molti, che su di lui ripongono grosse speranze. Lo farà con la 10 che fu di Baggio e Totti, in quella che è la sua ultima chiamata per far vedere al mondo le grandi cose che ha fatto vedere in Italia in questi anni.
Costa Rica-Bryan Ruiz: la Costa Rica ha pescato male, ma la sfiga non paga, l'ha privata pure di Alvaro Saborio. Bryan Ruiz sarà capitano e leader di una selezione che pur non avendo alcun favore del pronostico, è tutt'altro che scarsa e che proverà a rendere la vita difficile a tutti. Ritrovatosi in Eredivisie(da cui si era lanciato nel Twente) dopo anni chiaroscuri in Premier, orchestrerà le operazioni offensive della selezione caraibica.
Uruguay-Diego Forlan: la sua parabola discendente è impietosamente incominciata 3 anni fa ma della Celeste quarta al mondiale 2010 e campione di SudAmerica, resta ancora uno dei leader, la cui importanza non è stata scalfita dall'ascesa di Cavani e Suarez. E proprio di quest'ultimo, attualmente in riablitazione che Forlan, che 4 anni fa fu capocannoniere e miglior giocatore del torneo, non dovrà far rimpiangere l'assenza prevista nelle prime uscite.
Gruppo E
Francia-Karim Benzema: l'attaccante del Real Madrid, che è riuscito a essere importante nella stagione della Decima nonostante la concorrenza, è al suo primo mondiale. La Francia conta molto su di lui per andare avanti e ne ha ben donde.
Svizzera-Granit Xhaka: il centrocampista di origini kosovare è un uomo di sostanza più che di qualità, un equalizzatore di centrocampo. Il mondo calcistico guarda con attenzione al giocatore del Borussia Moenchengladbach, che può mostrare di che pasta è fatto.
Ecuador-Walter Ayovi: terzino sinistro titolare, assieme a Mendez uno dei capitani di lungo corso della nazionale ecuadoregna, che si è qualificata sorprendentemente al mondiale, in cui giocherà per onorare la memoria di Chucho Benitez, scomparso l'anno scorso.
Honduras-Marvin Chavez: Giocatore di lungo corso nella MLS, attualmente ai Chivas Usa classica ala dallo scatto micidiale e di discreta tecnica, sarà il 10 dell'Honduras, che si è riqualificato senza il mondiale, come sempre, senza grandi velleità di gloria ma senza avere nulla da perdere.
Gruppo F
Argentina-Lionel Messi: il 10 per antonomasia e lui, ma da quando veste la maglia dell'Argentina le soddisfazioni sono state poche e l'eredità della maglia di Maradona con derivati annessi e connessi per la "Pulga" è sembrata più un peso che uno stimolo, e le prodezze con il Barcellona non bastano per avere la stima calcistica della tua nazione. Vincere nella terra dei rivali appare quasi impossibile, prendere definitivamente per mano la seleccion albiceleste sarebbe già un traguardo.
Bosnia-Zvjezdan Misimovic: dopo una militanza di tutto rispetto in Bundesliga, adesso è in Cina a godersi un redditizio prepensionamento, in nazionale resta però un nobile senatore, una colonna, un giocatore su cui si punta tranquillamente. La qualità dei suoi colpi è una delle tante armi di cui dispone la debuttante selezione bosniaca.
Nigeria-John Obi Mikel: lui con la classe della 10 non c'entra proprio nulla. Più che imbeccarti in porta al massimo ti può imbeccare al pronto soccorso con qualche infrazione ossea. E' comunque uno dei giocatori più rappresentativi di una Nigeria che può provare a giocarsi le sue carte per un passaggio del turno che manca dal 1998, anche se quella era un'altra nazionale.
Iran-Karim Ansarifard: praticamente sconosciuto ai più è uno dei giocatori più talentuosi del campionato iraniano. Punta centrale di stazza, dovrebbe essere a rigor di logica la riserva di Ghoochannejad, detto Gucci(e non è uno scherzo, leggere l'articolo presente sul blog sul Team Melli).
Gruppo G
Germania-Lukas Podolski: l'ascesa di giovani ragazzi terribili e talentuosi non ha minato la posizione in nazionale di "Prinz Poldi" che con la maglia della nazionale tedesca ha sempre impressionato di più rispetto alle sue prestazioni con i club(quantomeno in quelli di alto livello). Reduce da una stagione partita male(per problemi fisici) ma conclusa tutto sommato bene con l'Arsenal, rappresenta una delle possibili alternative a disposizione di Low.
Portogallo-Vieirinha: ha saltato praticamente una stagione per un grave infortunio al crociato, ma Paulo Bento ha preferito puntare su di lui piuttosto che su Quaresma e Danny, che il mondiale lo avrebbero meritato. Sarà lui il 10 della nazionale portoghese e pensare che la maglia di Rui Costa sia sulle sue spalle suona un po' stonato, ma si sa che un mondiale non è mai immune da sorprese.
Ghana-Andrè Ayew: il giocatore del Marsiglia, figlio del simbolo del calcio ghanese Abedì Pelè Ayew, partecipa al suo secondo mondiale consecutivo, dopo quello di 4 anni fa, in cui il Ghana sfiorò le semifinali e Ayew(all'epoca semisconosciuto giocatore dell'Arles) fu uno dei più positivi in assoluto. Replicare quell'impresa è difficilissimo a prescindere, figuriamoci con un girone del genere. Ayew però ormai non è più una promessa ma un giocatore rodato e proverà a farsi valere.
USA-Mikkael Diskerud: tutti ci saremmo logicamente aspettati che la maglia fosse al suo posto, sulle spalle di Donovan, ma Klinsmann inspiegabilmente(forse in delirio di onnipotenza o sotto acidi forti e tagliati male) lo ha lasciato a casa. La 10 dell'US Soccer Team va sulle spalle di Diskerud, centrocampista del Rosenborg, un giocatore fisico ma bravo sia in fase di contenimento che in fase di possesso. Un nome da seguire che raccoglie un "eredità" pesante.
Gruppo H
Belgio-Eden Hazard: quando può tiene fede al suo nome facendo giocate paradisiache. Il PSG lo vuole ed è disposto a fare follie, il Chelsea non lo molla ed il Belgio ripone molte speranze su un talento che sta venendo prepotentemente fuori.
Russia-Alan Dzagoev: è uno dei migliori talenti della nazionale russa(di cui fu, seppur a tratti, una delle poche note positive ad Euro 2012). Capello però lo vede fino a un certo punto, nel suo 4-3-3 è considerato più riserva che titolare. Se avrà i suoi spazi dovrà farsi valere perché il talento del 10 c'è.
Corea del Sud-Park Chu Young: le sue ultime tre stagioni sono state tutt'altro che indimenticabili, l'Arsenal lo ha acquistato ma non ci ha mai creduto veramente e i prestiti al Celta e al Watford non sono serviti al rilancio. Ciò nonostante la Corea del Sud punta ancora su di lui nella speranza che torni a essere il giocatore che era al Monaco.
Algeria-Sofiane Feghouli: l'esterno del Valencia, uno dei tanti giocatori nel limbo tra Francia e Algeria, ha optato per il suo paese d'origine, in controtendenza rispetto al trend che invece prevede il contrario. E' il giocatore più forte della sua nazionale e proverà a trascinarla il più lontano possibile nella manifestazione, anche se il passaggio del turno appare arduo.
LE SQUADRE - OLANDA
( a cura di: Lorenzo Spanò )
È la finalista dell'ultima coppa del mondo, eppure nessuno li mette per favoriti, anche perchè di quella squadra di 4 anni fa non è rimasto praticamente nessuno.
Nemmeno Van Marwjk siede sulla panchina e ha dato spazio al generale Van Gaal, gran carattere e gran palmares dalla sua per quello che diventerà il nuovo manager del Manchester United, a mondiali terminati.
Non c’è Stekelenburg, Van der Wiel, Heitinga, Mathjsen, van Brockhorst, Van Bommel, e nemmeno Elia, Van der Vaart e Braafheid tra i 14 che scesero in campo nell’ultima finale contro la Spagna. Ben nove su quattordici assenti, rimangono invece in pianta stabile De Jong, Robben, Sneijder, Kuyt e Van Persie.
Van Gaal si sa vuole vincere sempre e infatti, a sua detta, non ha portato la selezione fin qui per partecipare, ma proprio per alzare al cielo la coppa. Parla di come la squadra è matura per riuscerci, ma pochi elementi a parte, questa nazionale non sembra ancora pronta, e l’età media parecchio bassa ne potrebbe essere una causa.
Krul-Vorm-Cillesen si giocano un posto tra i pali, i primi due dopo buone stagioni in Premier League hanno un po frenato questa stagione, favorito quindi il portiere dell’Ajax.
A destra Jaanmat del Feyenoord, che ha addosso gli occhi di tantissimi club di spessore, e Vlaar e De Vrij al centro, col centrale dei Villans che è stato a mio parere uno dei migliori di quest’ultima Premier League. Sulla sinistra Daley Blind, che in questi anni ha subito non poche critiche, da chi credeva avesse la maglia dell’Ajax addosso, solo perchè figlio della leggenda Danny Blind, ma in realtà presenza dopo presenza, ha mostrato di meritarsi non solo la maglia dei lancieri, ma anche quella orange.
Martins Indi è un jolly importante, 22enne del Feyenoord che può giocare sia come centrale che come terzino a sinistra, fisicamente imponente e con margini di miglioramento da top player.
Terence Kongolo ( fratello del più giovane e promettente Rodney classe 98 ) e Veltman sono le altre alternative a centro, mentre Verhaeg dell’Augsburg si farà trovare pronto in sostituzione di Jaanmat.
Mediana costituita dal solito De Jong pronto a spezzare il gioco (e gambe), e la qualità di Jordy Clasie per impostare il gioco con la sua buona tecnica, anche lui 22enne del club di Rotterdam sembra essere vicino alla totale maturazione. Non sarò affatto leggera l’assenza di Kevin Strootman, che peserà sugli equilibri della squadra e sarà un peccato non vederlo all’opera.
Poi Sneijder in trequarti, Robben e Kuyt o Lens larghi, con Van Persie unica punta.
Soprende la non convocazione di Klassen, fondamentale nell’Ajax di questa stagione, oltre che di Maher del PSV, due tra i migliori giovani e non solo dell’Eredivise.
E’ stato chiamato però Wijnaldum, centrocampista offensiva del PSV, che può giocare sia al centro che largo, e come già nominato anche, Jermaine Lens, ala dotata di una certa velocità che bene ha fatto alla sua prima stagione in Ucraina con la Dinamo Kyev. Menzione e chance di un posto anche per il giovanissimo Depay, classe 94 del PSV, rapidità e dribbling secco che gli hanno permesso la nomination di Van Gaal. Huntelaar invece è un’alternativa mica male per entrare a partita in corso, e far rifiatare Van Persie.
Il girone non è nemmeno così semplice, con Australia ma soprattutto Cile e Spagna e il rischio di uscire al primo turno con questa rosa che a grandi tratti, pecca di esperienza, allora è altissimo.
lunedì 9 giugno 2014
LE SQUADRE: Francia, attenzione a non prenderli in considerazione
Quando nella gara di andata dei play-off Mondiali della zona UEFA la Francia perse 2-0 contro l'Ucraina, c'era chi giubilava per l'imminente esclusione e chi sentenziava l'uscita definitiva della Francia, in attesa di tempi migliori e della maturazione delle nuove leve che hanno conquistato il titolo mondiale under-20, e che più generalmente si son fatte valere a livello giovanile. Alla fine il risultato è stato ribaltato e la qualificazione è arrivata e dopo la qualificazione è arrivato, nel controverso sorteggio, un girone morbido che la Francia può passare agevolmente. In sede di convocazione il c.t. Didier Deschamps(capitano della Francia campione del mondo e d'Europa nel periodo 1998-2000) non si è esentato dal fare esclusioni clamorose lasciando a casa Toulalan e Nasri(scelte comunque ufficiosamente preannunciate). Nonostante abbia avuto tre defezioni dell'ultima ora, tra cui quella pesantissima di Ribèry, la Francia ha una rosa come posta da nomi importanti e da giovani talentuosi che si affacciano per la prima volta al proscenio mondiale, e che per quanto inesperti hanno voglia di stupire.
LA SQUADRA AI RAGGI X
La scelta operata sui portieri è stata una scelta abbastanza scontata in partenza. Lloris è primo portiere e capitano, Mandanda il secondo (il dualismo tra i due ricorda quello tra Barthez e Lama negli anni 90), e come terzo è stato scelto il recordman di presenze in Ligue 1 Mickael Landreau, che ha vinto il ballottaggio con Ruffier, reduce da una grande stagione al Saint Etienne. L'infortunio successivo di Mandanda ha poi fatto si che ad andare in Brasile fosse Ruffier, che farà a rigor di logica il terzo. La difesa, assemblata con 4 terzini e 4 centrali è il reparto meno forte. I terzini sono a destra Debuchy e Sagna, a sinistra Evra e Digne, giovane promettente del PSG, che a parità di brutta stagione ha vinto il ballottaggio con Gael Clichy. I centrali invece sono Varane, Mangala, l'uomo qualificazione Sakho e l'improponibile Koscielny. I nomi non sono brutti(Koscielny a parte) ma tra i centrali manca un leader puro, Varane non è stato titolare, Sakho ha avuto rendimento e fortune alterne, idem per Mangala, e su Koscielny ci si è pronunciati abbastanza. Il centrocampo, nonostante le esclusioni e le defezioni eccellenti resta comunque un reparto dotato e anche ben assemblato. Ci sono i giocatori di sostanza, Matuidi, Moussa Sissoko, il neo convocato Schneiderlin, ci sono i giocatori di qualità come Valbuena e Cabaye e l'altro neoconvocato, il fantasista Cabella, che al Montpellier ha fatto vedere numeri d'alta scuola. E poi ci sono loro. Pogba, qualità e sostanza allo stesso tempo, che in questo mondiale può trovare la sua consacrazione e Antoine Griezmann. Griezmann è stato uno dei protagonisti dell'ascesa quadriennale della Real Sociedad dalla Liga Adelante alla Champions League. Ala sinistra stilisticamente impeccabile dal dribbling secco e dal passo rapido, che vede bene la porta. Specie con l'infortunio di Ribèry, le sue responsabilità in fase offensiva saranno ancora più alte e non ci sarebbe da stupirsi se questo giocatore divenisse una delle note più positive del mondiale pur partendo relativamente in sordina. Come Ribèry nel 2006. Le tre punte centrali saranno Benzema, Giroud e Remy, tutti e tre reduci da ottime stagioni a livello individuale, con il primo che si è preso definitivamente il ruolo di prima punta titolare, segnando e facendo segnare nonostante non fosse propriamente la prima opzione offensiva, mentre gli altri due si sono imposti molto bene in Premier League dal punto di vista delle realizzazioni. Nomi di sicura affidabilità su cui si può puntare tranquillamente.
CONSIDERAZIONI FINALI
Inserita in un girone, il girone E, con Svizzera, Ecuador,e Honduras, ampiamente alla portata la Francia può arrivare tranquillamente agli ottavi, e da li, forte di non avere la pressione data dalle aspettative, può costruire un cammino importante. Pur essendo vero che ci sono nazionali più rodate, meglio assemblate e più forti, bisogna fare attenzione a non prenderli in considerazione, perché il potenziale che c'è è di livello.
LA SQUADRA AI RAGGI X
La scelta operata sui portieri è stata una scelta abbastanza scontata in partenza. Lloris è primo portiere e capitano, Mandanda il secondo (il dualismo tra i due ricorda quello tra Barthez e Lama negli anni 90), e come terzo è stato scelto il recordman di presenze in Ligue 1 Mickael Landreau, che ha vinto il ballottaggio con Ruffier, reduce da una grande stagione al Saint Etienne. L'infortunio successivo di Mandanda ha poi fatto si che ad andare in Brasile fosse Ruffier, che farà a rigor di logica il terzo. La difesa, assemblata con 4 terzini e 4 centrali è il reparto meno forte. I terzini sono a destra Debuchy e Sagna, a sinistra Evra e Digne, giovane promettente del PSG, che a parità di brutta stagione ha vinto il ballottaggio con Gael Clichy. I centrali invece sono Varane, Mangala, l'uomo qualificazione Sakho e l'improponibile Koscielny. I nomi non sono brutti(Koscielny a parte) ma tra i centrali manca un leader puro, Varane non è stato titolare, Sakho ha avuto rendimento e fortune alterne, idem per Mangala, e su Koscielny ci si è pronunciati abbastanza. Il centrocampo, nonostante le esclusioni e le defezioni eccellenti resta comunque un reparto dotato e anche ben assemblato. Ci sono i giocatori di sostanza, Matuidi, Moussa Sissoko, il neo convocato Schneiderlin, ci sono i giocatori di qualità come Valbuena e Cabaye e l'altro neoconvocato, il fantasista Cabella, che al Montpellier ha fatto vedere numeri d'alta scuola. E poi ci sono loro. Pogba, qualità e sostanza allo stesso tempo, che in questo mondiale può trovare la sua consacrazione e Antoine Griezmann. Griezmann è stato uno dei protagonisti dell'ascesa quadriennale della Real Sociedad dalla Liga Adelante alla Champions League. Ala sinistra stilisticamente impeccabile dal dribbling secco e dal passo rapido, che vede bene la porta. Specie con l'infortunio di Ribèry, le sue responsabilità in fase offensiva saranno ancora più alte e non ci sarebbe da stupirsi se questo giocatore divenisse una delle note più positive del mondiale pur partendo relativamente in sordina. Come Ribèry nel 2006. Le tre punte centrali saranno Benzema, Giroud e Remy, tutti e tre reduci da ottime stagioni a livello individuale, con il primo che si è preso definitivamente il ruolo di prima punta titolare, segnando e facendo segnare nonostante non fosse propriamente la prima opzione offensiva, mentre gli altri due si sono imposti molto bene in Premier League dal punto di vista delle realizzazioni. Nomi di sicura affidabilità su cui si può puntare tranquillamente.
CONSIDERAZIONI FINALI
Inserita in un girone, il girone E, con Svizzera, Ecuador,e Honduras, ampiamente alla portata la Francia può arrivare tranquillamente agli ottavi, e da li, forte di non avere la pressione data dalle aspettative, può costruire un cammino importante. Pur essendo vero che ci sono nazionali più rodate, meglio assemblate e più forti, bisogna fare attenzione a non prenderli in considerazione, perché il potenziale che c'è è di livello.
LE SQUADRE - MESSICO
Non avrà vita facile il Messico che si ritrova nel girone con ossi duri come il Brasile e la Croazia. Di certo non si danno per vinti e sanno che è perfettamente nelle loro corde riuscire nell’’impresa.
La storia parla di due quarti di finale come risultato migliore della loro storia, ma è irrealistico pensare che possano avvicinarsi a quei risultati, questa generazione Hugo Sanchez non c’è l’ha.
Miguel Herrera diventa C.T dopo aver vinto il clausura messicano con l’America e succede a Vucetich che aveva sostituito de la Torre, che aveva sostituito Tena, tutto nell’arco di tempo minore di due mesi. Insomma, un valzer di allenatori nella stessa panchina, come raramente si era visto prima.
Portieri: Jesus Corona (Cruz Azul), Guillermo Ochoa (Ajaccio), Alfredo Talavera (Toluca).
Difensori: Paul Aguilar (Club America), Andres Guardado (Bayer Leverkusen), Miguel Layun (Club America), Rafael Marquez (Leon), Hector Moreno (Espayol), Diego Reyes (Porto), Francisco Javier Rodriguez (Club America), Carlos Salcido (Tigres).
Centrocampisti: Isaac Brizuela (Toluca), Marco Fabian (Cruz Azul), Hector Herrera (Porto), Juan Carlos Medina (Club America), Javier Aquino (Villarreal), Carlos Pena (Leon), Jose Juan Vazquez (Leon).
Attaccanti: Giovani Dos Santos (Villarreal), Javier Hernandez (Manchester United), Raul Jimenez (Club America), Oribe Peralta (Santos), Alan Pulido (Tigres).
I grandi nomi ci sono tutti, eccetto Carlos Vela, che ha rinunciato a fornire prestazioni con la nazionale. Il leggendario Rafael Marquez è sempre presente, affiancato da Hector Moreno, centrale dell’Espanyol, che è ad’oggi uno dei centrali migliori della Liga. Meza sulla destra e Salcido sulla sinistra che si avvicina alle 120 gare con la selezione messicana.
Sulla mediana spiccano i nomi di Herrera del Porto e di Gullit Pena del Leon, eccellente incursore di centrocampo.
Tridente niente male in attacco; Hernandez-Peralta-Dos Santos. Il primo non viene da un’entusiasmante annata con lo United, poche presenze e ancora meno reti, Dos Santos non è più la giovane promessa di cui per anni è stato definito e finalmente ha trovato il suo ambiente perfetto, tant’è che al Villareal ha appena chiuso la migliore stagione della sua carriera, dopo parecchie delusioni in giro per l’Europa,.
E poi c’è ‘el hermoso’ Oribe Peralta. La vera stella di questa squadra, uno che la porta la vede sempre. L’attaccante è appena passato nelle ultime settimane, clamorosamente dal Santos Laguna, dove ha chiuso un’altra grande stagione, all’America del turco Mohamed, per poco più di 5 milioni di dollari.
(A cura di: Lorenzo Spanò )
La storia parla di due quarti di finale come risultato migliore della loro storia, ma è irrealistico pensare che possano avvicinarsi a quei risultati, questa generazione Hugo Sanchez non c’è l’ha.
Miguel Herrera diventa C.T dopo aver vinto il clausura messicano con l’America e succede a Vucetich che aveva sostituito de la Torre, che aveva sostituito Tena, tutto nell’arco di tempo minore di due mesi. Insomma, un valzer di allenatori nella stessa panchina, come raramente si era visto prima.
Portieri: Jesus Corona (Cruz Azul), Guillermo Ochoa (Ajaccio), Alfredo Talavera (Toluca).
Difensori: Paul Aguilar (Club America), Andres Guardado (Bayer Leverkusen), Miguel Layun (Club America), Rafael Marquez (Leon), Hector Moreno (Espayol), Diego Reyes (Porto), Francisco Javier Rodriguez (Club America), Carlos Salcido (Tigres).
Centrocampisti: Isaac Brizuela (Toluca), Marco Fabian (Cruz Azul), Hector Herrera (Porto), Juan Carlos Medina (Club America), Javier Aquino (Villarreal), Carlos Pena (Leon), Jose Juan Vazquez (Leon).
Attaccanti: Giovani Dos Santos (Villarreal), Javier Hernandez (Manchester United), Raul Jimenez (Club America), Oribe Peralta (Santos), Alan Pulido (Tigres).
I grandi nomi ci sono tutti, eccetto Carlos Vela, che ha rinunciato a fornire prestazioni con la nazionale. Il leggendario Rafael Marquez è sempre presente, affiancato da Hector Moreno, centrale dell’Espanyol, che è ad’oggi uno dei centrali migliori della Liga. Meza sulla destra e Salcido sulla sinistra che si avvicina alle 120 gare con la selezione messicana.
Sulla mediana spiccano i nomi di Herrera del Porto e di Gullit Pena del Leon, eccellente incursore di centrocampo.
Tridente niente male in attacco; Hernandez-Peralta-Dos Santos. Il primo non viene da un’entusiasmante annata con lo United, poche presenze e ancora meno reti, Dos Santos non è più la giovane promessa di cui per anni è stato definito e finalmente ha trovato il suo ambiente perfetto, tant’è che al Villareal ha appena chiuso la migliore stagione della sua carriera, dopo parecchie delusioni in giro per l’Europa,.
E poi c’è ‘el hermoso’ Oribe Peralta. La vera stella di questa squadra, uno che la porta la vede sempre. L’attaccante è appena passato nelle ultime settimane, clamorosamente dal Santos Laguna, dove ha chiuso un’altra grande stagione, all’America del turco Mohamed, per poco più di 5 milioni di dollari.
(A cura di: Lorenzo Spanò )
sabato 7 giugno 2014
LE SQUADRE: Belgio, il mondo ci guarda
Come la Colombia in Sudamerica, anche il Belgio in Europa sta vivendo un grande momento di grazia tecnica. I giocatori di mezzo sono tutti di caratura, i giovani hanno grandissimo potenziale e toccano con mano l'alto livello sin da subito. E i risultati si sono visti. I giocatori belga sono tra i più richiesti, e la qualificazione al Mondiale è arrivata in pompa magna, mettendo agevolmente sotto Croazia e Serbia, non proprio le ultime arrivate in senso tecnico. A guidare la selezione Marc Wilmots, un grande ex calciatore che fu protagonista dell'ultimo mondiale in cui il Belgio ha partecipato, quello del 2002, in cui segnò 3 gol e in cui la selezione belga, giocando molto bene si dovette arrendere solo al Brasile. Inserito nel girone H con Russia, Corea del Sud e Algeria, la selezione del Benelux parte da favorita nel suo gruppo con gli occhi curiosi del mondo calcistico che vuole vedere qual'è la consistenza di questa squadra. Tra i primi a ufficializzare la lista definitiva, Wilmots ha sorpreso tutti in sede di convocazione, chiamando due giovanissimi, Januzaj, stellina del Manchester United che ha appena ottenuto il passaporto e Origi, reduce da un buon finale di stagione al Lille. Altre scelte che hanno fatto discutere la convocazione di Ciman, terzino-stopper amaro qualunque dello Standard, e la fiducia accordata a Defour e Chadli, reduci da una stagione pessima rispettivamente a Porto e a Londra sponda Tottenham, specie tenendo conto che a casa è rimasta gente come Nainngolan, giocatori esperti come Jelle Van Damme, ma anche giovani rampanti e più rodati come Lestienne, Hazard jr, e Batshuayi. Specie quest'ultimo, visto il grave infortunio che ha pregiudicato il mondiale a Benteke, avrebbe dovuto avere un posto che sarebbe stato anche meritato. In basso troverete un analisi della rosa reparto per reparto, tenendo conto del percorso di avvicinamento al mondiale.
PORTIERI: l'imbarazzo della (non) scelta
Avere almeno due portieri di qualità e di esperienza in un mondiale è certamente importante, ti da maggiore sicurezza. E' il perfetto caso del Belgio che ha due portieri di primissimo ordine reduci da ottime stagioni individuali, corrisposte e funzionali a quelle dei club, anche se il risultato finale non si è necessariamente tradotto in vittoria. Il primo portiere è Thibaut Courtois, 22 anni appena compiuti, di proprietà del Chelsea, da 3 anni in prestito all'Atletico Madrid, dove ha fatto faville vincendo(purtroppo quasi) tutto il possibile e sconvolgendo per la grande sicurezza mostrata in relazione alla giovane età. Il secondo invece è Simon Mignolet, che dopo aver fatto la sua "gavetta" al Sunderland, è andato al Liverpool da titolare al posto di Pepe Reina, lo scetticismo iniziale è durato 88 minuti, il tempo di parare un rigore a Walters e salvare la vittoria contro lo Stoke alla prima giornata. Per il terzo portiere è stato un percorso abbastanza ad ostacoli. In principio sarebbe dovuto essere Gillet, reduce da ottime stagioni in A tra Bari, Bologna e Torino, ma la squalifica per calcioscommesse ha messo fuori il platinato portiere. A emergere alla fine è stato Koen Casteels, giovane portiere dell'Hoffenheim che ha fatto le scarpe al navigato Tim Wiese(che ha rescisso il contratto ed è passato al bodybuilding). Ma Casteels si è infortunato e pur essendo stato inserito nella lista non ce l'ha fatta a recuperare e alla fine è stato chiamato il navigato Silvio Proto dell'Anderlecht, portiere di lunga militanza nella Jupiler League. Rotto anche lui. Alla fine Wilmots ha chiamato il portiere Bossut, dell'emergente Zulte Waregem, che per altro ha esordito di recente in amichevole. La gerarchia è ovviamente consolidata con Courtois che sarà ovviamente il primo perché protagonista di una stagione incredibile, Mignolet che deve accontentarsi di fare il secondo e Bossut terzo, sperando che Wilmots non debba fare altre chiamate d'emergenza.
DIFESA: la casa dello stopper, blindati giù per stare molto su
Le scelte di Wilmots hanno confermato il trend messo in mostra già dall'anno scorso. In difesa giocano 4 stopper, linea blindata in modo tale da poter reggere in fase di possesso 5 giocatori offensivi e di stare a difesa schierata in fase di non possesso. Su 8 difensori, ben 7 sono stopper, l'unico terzino di ruolo convocato è Vanden Borre, rigeneratosi all'Anderlecht dopo una carriera in cui le premesse non son state del tutto mantenute. La linea titolare in linea di principio dovrebbe essere Alderweireld a destra, capitan Kompany al centro assieme a Vermaelen e Vertonghen a sinistra. Va comunque detto che Vermaelen, reduce da un anno difficile all'Arsenal in cui ha perso il posto pur essendo capitano, vede il suo posto insidiato da Van Buyten(unico giocatore della rosa ad aver disputato un mondiale) uomo di fiducia del c.t. ma non proprio un centometrista storicamente, figuriamoci adesso che ha 36 anni. Gli altri due stopper sono il già citato(tra le scelte discutibili) Ciman e Lombaerts, pretoriano di lungo corso dello Zenit. Un reparto composto squisitamente da soli difensori centrali è un po' rischioso specie considerando che in certe partite, avere le sovrapposizioni fatte a velocità normale da un terzino di ruolo può essere fondamentale per l'attacco dello spazio. Va comunque detto che a livello di impostazione tattica e di uomini da usare Wilmots ha sempre avuto idee chiare e alla fine quando contava ha ottenuto il risultato. Vediamo se avrà ragione.
CENTROCAMPO: c'è tutto ma sarà l'importante l'assemblaggio
Qualità, Quantità, fisicità, sostanza, palleggio, incursione. Queste caratteristiche sono tutte presenti nella gamma di centrocampo del Belgio, nonostante la clamorosa scelta di non chiamare Nainngolan. Interni di centrocampo ben strutturati fisicamente con caratteristiche diverse(Fellaini interditore, Witsel playmaker-incursore palla al piede, Dembelè incursore offensivo), un trequartista dal buon passo, con un buon piede e buono spunto come De Bruyne. Sono questi i giocatori su cui Wilmots ha fatto affidamento in questi anni. A completare il reparto Steven Defour, promessa ai tempi dello Standard, amarissimo qualunque al Porto dove ha fatto rimpiangere Moutinho, che ha comunque la possibilità di partecipare ai mondiali con possibile riscatto. Nel 4-2-3-1(e le varie varianti) utilizzato dal Belgio, Wilmots ha assemblato spesso e volentieri i suoi interni in modo diverso, con Fellaini e De Bruyne utilizzati sovente come titolari, mentre Witsel e Dembelè utilizzati a staffetta a seconda delle esigenze dettate dalla sfida da affrontare. Un girone vinto senza mai perdere una partita è la riprova che il lavoro del c.t. è andato verso la direzione giusta, ma bisognerà far attenzione a mettere gli elementi giusti al posto giusto per far girare meglio la macchina.
ATTACCO: Lukaku è l'artigliere, con le ali si vola
Uno dei motivi per cui il Belgio si è riaffacciato prepotentemente alla ribalta è la qualità dei suoi giocatori offensivi, sia sugli esterni che al centro dell'attacco. Centro dell'attacco che sarà affidato a Romelu Lukaku, una realtà in Premier League dove ha segnato 32 gol in due stagioni tra WBA ed Everton. Le responsabilità di Lukaku(autore della doppietta qualificazione contro la Croazia) si moltiplicano, stante l'assenza di Benteke, che si è rotto il tendine d'Achille ad Aprile e considerando che non ci saranno altri centravanti puri scelta come detto rischiosa. In compenso la batteria di trequartisti che schiera il Belgio sarà di primo rilievo. Leader indiscusso Eden Hazard l'emblema del momento d'oro del Belgio, a cui sono state consegnate nell'ordine la numero 10 e le chiavi della squadra. A fargli compagnia ci saranno Dries Mertens(che abbiamo imparato a conoscere bene in una stagione a Napoli dove ha avuto un impatto strepitoso), Mirallas, ala destra dell'Everton dal passo rapido e dall'ottimo rendimento, e dulcis in fundo quel Januzaj che tanto è piaciuto allo United. I nomi rimasti, già citati nell'introduzione, sono quelli che lasciano perplessi. Chadli come detto non è reduce da una stagione brillante, in Premier League ha fatto parecchia fatica, ma alla fine Wilmots ha deciso di puntare su di lui, probabilmente perché dopo averlo utilizzato nelle qualificazioni in più posizioni sa di poterci fare affidamento. La scelta davvero clamorosa però si chiama Origi. E' lui il sostituto di Benteke. E' un attaccante prevalentemente esterno, ben strutturato fisicamente, dall'ottimo passo, che si è messo in mostra nella seconda parte di stagione a Lilla, segnando 5 gol in campionato. Alla fine è arrivata una clamorosa, e anche rischiosa chiamata in nazionale per un giovane indubbiamente di talento, ma che deve crescere parecchio, e che difficilmente è pronto per disputare un mondiale. Ma è anche vero che per tutte le opzioni che ha il Belgio, ritagliarsi uno spazio per questo classe 95 sarà molto difficile.
Dove può arrivare il Belgio
In un girone dove è tecnicamente superiore, e in modo abbastanza netto, rispetto alle avversarie, il Belgio può passare senza troppi problemi il girone. Più complesso sarebbe l'eventuale passaggio del turno, in cui la selezione del Benelux si ritroverebbe comunque vada a finire nazionali molto più rodate(tenendo conto del recente passato) a livello di mondiale, ovvero le squadre del gruppo G(Germania, Portogallo, Ghana e U.S.A.). Pur essendo grande il potenziale, l'impressione è che i tempi non siano maturi per un risultato stile Messico 1986 e che la poca esperienza a livello di fasi finali internazionali di questi giocatori possa in un qualche modo venire a galla. Non ci sarebbe da stupirsi nemmeno se accadesse l'opposto di quello che si è scritto qui ovvero un Belgio che arriva tranquillamente ai quarti e magari alle semifinali. Personalmente credo che sia più probabile la prima ipotesi, ma che al tempo stesso questa kermesse possa essere a prescindere dal risultato, la tappa formativa che porterà il Belgio a ridosso delle grandi se non a quel livello.
PORTIERI: l'imbarazzo della (non) scelta
Avere almeno due portieri di qualità e di esperienza in un mondiale è certamente importante, ti da maggiore sicurezza. E' il perfetto caso del Belgio che ha due portieri di primissimo ordine reduci da ottime stagioni individuali, corrisposte e funzionali a quelle dei club, anche se il risultato finale non si è necessariamente tradotto in vittoria. Il primo portiere è Thibaut Courtois, 22 anni appena compiuti, di proprietà del Chelsea, da 3 anni in prestito all'Atletico Madrid, dove ha fatto faville vincendo(purtroppo quasi) tutto il possibile e sconvolgendo per la grande sicurezza mostrata in relazione alla giovane età. Il secondo invece è Simon Mignolet, che dopo aver fatto la sua "gavetta" al Sunderland, è andato al Liverpool da titolare al posto di Pepe Reina, lo scetticismo iniziale è durato 88 minuti, il tempo di parare un rigore a Walters e salvare la vittoria contro lo Stoke alla prima giornata. Per il terzo portiere è stato un percorso abbastanza ad ostacoli. In principio sarebbe dovuto essere Gillet, reduce da ottime stagioni in A tra Bari, Bologna e Torino, ma la squalifica per calcioscommesse ha messo fuori il platinato portiere. A emergere alla fine è stato Koen Casteels, giovane portiere dell'Hoffenheim che ha fatto le scarpe al navigato Tim Wiese(che ha rescisso il contratto ed è passato al bodybuilding). Ma Casteels si è infortunato e pur essendo stato inserito nella lista non ce l'ha fatta a recuperare e alla fine è stato chiamato il navigato Silvio Proto dell'Anderlecht, portiere di lunga militanza nella Jupiler League. Rotto anche lui. Alla fine Wilmots ha chiamato il portiere Bossut, dell'emergente Zulte Waregem, che per altro ha esordito di recente in amichevole. La gerarchia è ovviamente consolidata con Courtois che sarà ovviamente il primo perché protagonista di una stagione incredibile, Mignolet che deve accontentarsi di fare il secondo e Bossut terzo, sperando che Wilmots non debba fare altre chiamate d'emergenza.
DIFESA: la casa dello stopper, blindati giù per stare molto su
Le scelte di Wilmots hanno confermato il trend messo in mostra già dall'anno scorso. In difesa giocano 4 stopper, linea blindata in modo tale da poter reggere in fase di possesso 5 giocatori offensivi e di stare a difesa schierata in fase di non possesso. Su 8 difensori, ben 7 sono stopper, l'unico terzino di ruolo convocato è Vanden Borre, rigeneratosi all'Anderlecht dopo una carriera in cui le premesse non son state del tutto mantenute. La linea titolare in linea di principio dovrebbe essere Alderweireld a destra, capitan Kompany al centro assieme a Vermaelen e Vertonghen a sinistra. Va comunque detto che Vermaelen, reduce da un anno difficile all'Arsenal in cui ha perso il posto pur essendo capitano, vede il suo posto insidiato da Van Buyten(unico giocatore della rosa ad aver disputato un mondiale) uomo di fiducia del c.t. ma non proprio un centometrista storicamente, figuriamoci adesso che ha 36 anni. Gli altri due stopper sono il già citato(tra le scelte discutibili) Ciman e Lombaerts, pretoriano di lungo corso dello Zenit. Un reparto composto squisitamente da soli difensori centrali è un po' rischioso specie considerando che in certe partite, avere le sovrapposizioni fatte a velocità normale da un terzino di ruolo può essere fondamentale per l'attacco dello spazio. Va comunque detto che a livello di impostazione tattica e di uomini da usare Wilmots ha sempre avuto idee chiare e alla fine quando contava ha ottenuto il risultato. Vediamo se avrà ragione.
CENTROCAMPO: c'è tutto ma sarà l'importante l'assemblaggio
Qualità, Quantità, fisicità, sostanza, palleggio, incursione. Queste caratteristiche sono tutte presenti nella gamma di centrocampo del Belgio, nonostante la clamorosa scelta di non chiamare Nainngolan. Interni di centrocampo ben strutturati fisicamente con caratteristiche diverse(Fellaini interditore, Witsel playmaker-incursore palla al piede, Dembelè incursore offensivo), un trequartista dal buon passo, con un buon piede e buono spunto come De Bruyne. Sono questi i giocatori su cui Wilmots ha fatto affidamento in questi anni. A completare il reparto Steven Defour, promessa ai tempi dello Standard, amarissimo qualunque al Porto dove ha fatto rimpiangere Moutinho, che ha comunque la possibilità di partecipare ai mondiali con possibile riscatto. Nel 4-2-3-1(e le varie varianti) utilizzato dal Belgio, Wilmots ha assemblato spesso e volentieri i suoi interni in modo diverso, con Fellaini e De Bruyne utilizzati sovente come titolari, mentre Witsel e Dembelè utilizzati a staffetta a seconda delle esigenze dettate dalla sfida da affrontare. Un girone vinto senza mai perdere una partita è la riprova che il lavoro del c.t. è andato verso la direzione giusta, ma bisognerà far attenzione a mettere gli elementi giusti al posto giusto per far girare meglio la macchina.
ATTACCO: Lukaku è l'artigliere, con le ali si vola
Uno dei motivi per cui il Belgio si è riaffacciato prepotentemente alla ribalta è la qualità dei suoi giocatori offensivi, sia sugli esterni che al centro dell'attacco. Centro dell'attacco che sarà affidato a Romelu Lukaku, una realtà in Premier League dove ha segnato 32 gol in due stagioni tra WBA ed Everton. Le responsabilità di Lukaku(autore della doppietta qualificazione contro la Croazia) si moltiplicano, stante l'assenza di Benteke, che si è rotto il tendine d'Achille ad Aprile e considerando che non ci saranno altri centravanti puri scelta come detto rischiosa. In compenso la batteria di trequartisti che schiera il Belgio sarà di primo rilievo. Leader indiscusso Eden Hazard l'emblema del momento d'oro del Belgio, a cui sono state consegnate nell'ordine la numero 10 e le chiavi della squadra. A fargli compagnia ci saranno Dries Mertens(che abbiamo imparato a conoscere bene in una stagione a Napoli dove ha avuto un impatto strepitoso), Mirallas, ala destra dell'Everton dal passo rapido e dall'ottimo rendimento, e dulcis in fundo quel Januzaj che tanto è piaciuto allo United. I nomi rimasti, già citati nell'introduzione, sono quelli che lasciano perplessi. Chadli come detto non è reduce da una stagione brillante, in Premier League ha fatto parecchia fatica, ma alla fine Wilmots ha deciso di puntare su di lui, probabilmente perché dopo averlo utilizzato nelle qualificazioni in più posizioni sa di poterci fare affidamento. La scelta davvero clamorosa però si chiama Origi. E' lui il sostituto di Benteke. E' un attaccante prevalentemente esterno, ben strutturato fisicamente, dall'ottimo passo, che si è messo in mostra nella seconda parte di stagione a Lilla, segnando 5 gol in campionato. Alla fine è arrivata una clamorosa, e anche rischiosa chiamata in nazionale per un giovane indubbiamente di talento, ma che deve crescere parecchio, e che difficilmente è pronto per disputare un mondiale. Ma è anche vero che per tutte le opzioni che ha il Belgio, ritagliarsi uno spazio per questo classe 95 sarà molto difficile.
Dove può arrivare il Belgio
In un girone dove è tecnicamente superiore, e in modo abbastanza netto, rispetto alle avversarie, il Belgio può passare senza troppi problemi il girone. Più complesso sarebbe l'eventuale passaggio del turno, in cui la selezione del Benelux si ritroverebbe comunque vada a finire nazionali molto più rodate(tenendo conto del recente passato) a livello di mondiale, ovvero le squadre del gruppo G(Germania, Portogallo, Ghana e U.S.A.). Pur essendo grande il potenziale, l'impressione è che i tempi non siano maturi per un risultato stile Messico 1986 e che la poca esperienza a livello di fasi finali internazionali di questi giocatori possa in un qualche modo venire a galla. Non ci sarebbe da stupirsi nemmeno se accadesse l'opposto di quello che si è scritto qui ovvero un Belgio che arriva tranquillamente ai quarti e magari alle semifinali. Personalmente credo che sia più probabile la prima ipotesi, ma che al tempo stesso questa kermesse possa essere a prescindere dal risultato, la tappa formativa che porterà il Belgio a ridosso delle grandi se non a quel livello.
LE SQUADRE-Colombia, si può ruggire anche senza Tigre?
La Colombia dal 2011 in poi ha incominciato a destare sempre più curiosità, interesse e passione tra gli addetti ai lavori, per il grande potenziale, soprattutto offensivo di cui dispone. I Cafeteros, letteralmente spariti dopo la Copa America 2001 vinta in casa dal calcio che conta, si sono riaffacciati prepotentemente alla ribalta, mettendo in mostra talmente tanti giocatori di talento che al momento della scelta l'imbarazzo era quasi riduttivo. A 16 anni di distanza dall'ultima volta, la Colombia, guidata da Josè Pekerman è riuscita a qualificarsi al Mondiale, ma un destino che quest'anno non ha guardato in faccia nessuno ha voluto che Radamel Falcao, "El Tigre", il giocatore più forte della Colombia e una delle migliori punte centrali del mondo, si facesse male, ed a nulla sono valsi i suoi sforzi per recuperare. Come detto la Colombia, specie in attacco ha tanti giocatori di talento, ma l'assenza di Falcao è un assenza che pesa come pesano le grandissime aspettative che il mondo ha su questa nazionale, impegnata in un girone anomalo dove sulla carta e favorita, ma in cui incontrerà tre squadre, Grecia, Giappone e Costa d'Avorio che possono essere molto più che problematiche da affrontare seppur per motivazioni differenti.
LA SQUADRA
Portieri: Ospina, Vargas, Mondragon
Difensori: Balanta, Armero, Zuniga, Yepes(c), Valdes, Zapata, Arias
Centrocampo: Guarin, Cuadrado, Quintero, Sanchez, Aguilar, J. Rodriguez, Mejia,( ultimo centrocampista da definire dopo l'infortunio di Leao)
Attaccanti: Jackson Martinez, Ibarbo, Gutierrez, Ramos, Bacca
REPARTO PER REPARTO
Portieri: la scelta ampiamente preannunciata è ricaduta su Ospina, Vargas e Mondragon, il soggettone di culto di questa nazionale. Ospina sarà il primo portiere. L'estremo difensore del Nizza, considerato uno dei portieri sudamericani di maggior prospetto qualche tempo fa non è riuscito a consacrarsi del tutto e fare il salto di qualità definitivo, ma resta al netto di problemi fisici il portiere su cui la Colombia fa affidamento. A rigor di logica il secondo portiere dovrebbe essere Vargas, ma occhio a Faryd Mondragon, vecchio volpone che conosciamo tutti per la sua militanza europea tra Metz, Galatasaray e Colonia, che compirà 43 anni a breve. Torna a giocare un mondiale a distanza di 16 anni dall'ultima volta, il che è già un record, e se dovesse scendere in campo nella competizione diventerebbe il giocatore più vecchio ad essere sceso in campo in una fase finale di un mondiale. Non so voi, ma spero vivamente che accada.
Difensori: la difesa è comandata da Mario Yepes, che nonostante i 38 anni suonati mantiene intatta la sua leadership e anche il suo rendimento. Accanto a lui a rigor di logica il titolare al centro della difesa dovrebbe essere Zapata del Milan, ma occhio al giovane Balanta del River Plate, giovane centrale di fisico e di personalità sempre più in ascesa. A completare il reparto dei centrali Valdes del San Lorenzo. I tre terzini scelti da Pekerman sono Zuniga e Armero(entrambi di proprietà del Napoli ma il secondo ha concluso la stagione al West Ham) e Arias. I primi due, autentiche frecce, quest'anno hanno avuto una stagione difficile, specie il primo alle prese con una miriade di complicazioni al ginocchio, e per questo saranno vogliosi di riscatto. Arias invece dopo un difficile ambientamento in Europa, ha fatto vedere buone cose sulla fascia destra del PSV, conquistandosi un posto per il Brasile. L'impressione è che la difesa colombiana, pur presentando qualche incognita di natura fisica, sia un reparto complessivo che ha buona esperienza e buon livello, in grado di essere all'altezza della sfida mondiale.
Centrocampisti: La rosa scelta da Pekerman(ricordato per le eccellenti esclusioni fatte nel 2006 quando era alla guida della Seleccion Argentina) nonostante la già citata assenza di Falcao è una rosa comunque di buon livello, che fa dell'atletismo e della velocità la sua dote principale, pur non mancando assolutamente giocatori dal buon tasso tecnico e dal tocco di palla raffinato come James Rodriguez del Monaco, e Juan Quintero, che ha preso il posto di Rodriguez in quel di Porto. Proprio a questi due giocatori(soprattutto a Rodriguez) Non mancano nemmeno i giocatori di sostanza come Carlos Sanchez, incontrista dell'Elche, Mejia, centrocampista arretrato dell'Atletico Nacional che non ha spiccatissime doti offensive ma buon senso della posizione e un buon tocco di inizio azione e sopratutto Fredy Guarin, reduce da due stagioni all'Inter di poche luci e tante zone d'ombra ma che in nazionale ritrova se stesso sia dal punto di vista dell'atteggiamento che dal punto di vista tecnico, dando il 110% nelle due fasi di gioco. A completare il rparto degli interni l'ex Udinese Abel Aguilar interno di centrocampo ibrido utilizzabile sia come incursore che come "volante" e un altro centrocampista che prenderà il posto di Aldo Leao, giocatore più di costruzione che di pura interdizione, infortunatosi proprio oggi, il cui sostituto verrà comunicato a giorni. A concludere il reparto(de iure ma non de facto) è Juan Cuadrado, arma totale della Fiorentina e autentico dominatore della fascia destra, che quest'anno ha saputo interpretare alla grande sia da esterno alto che da terzino in un centrocampo a 5. La sua velocità e i suoi spunti saranno uno degli strumenti offensivi di cui la Colombia si servirà per scardinare le difese avversarie.
Attacco: il recupero di Falcao come detto non c'è stato, "El Tigre" non sarà ai Mondiali. Nonostante questa grave defezione la Colombia ha un reparto offensivo di tutto rispetto. La punta centrale in contumacia Falcao sarà Jackson Martinez, centravanti all around che abbina velocità di esecuzione, forza fisica e rapidità, tutt'altro che facile da contrastare. Non è comunque l'unico nome di rilievo. Ad affiancarlo infatti ci sono anche Adrian Ramos, 16 gol in stagione all'Hertha Berlino, utilizzabile anche come attaccante esterno, e Carlos Bacca, reduce dalla stagione della consacrazione con il Siviglia, con 21 gol in 50 partite, di cui 7 nell'Europa League vinta dagli andalusi. In Brasile ci è andato anche Victor Ibarbo del Cagliari, che ha vinto la sfida contro un altro "italiano" Muriel dell'Udinese, che paga una stagione disastrosa. Ibarbo non è proprio un goleador a differenza dei tre citati in precedenza, ma un giocatore eccezionale nell'attaccare la profondità in velocità, che avrà la stessa funzione sociale di Lavezzi nell'Argentina, ma fisicamente super-charged. Il nome che completa il reparto è senza dubbio il meno forte e il meno talentuoso, meno talentuoso anche di molti attaccanti che sono rimasti fuori, ma che paradossalmente era quello più certo del posto, ovvero Gutierrez del River Plate, ne più e ne meno di un buon complementare di reparto, che suona un po' stonato ma che in fondo considerando che nelle qualificazioni ha segnato 6 gol, ci può anche stare.
La Colombia, che durante le qualificazioni ha giocato con moduli diversi, prediligendo comunque il 4-4-2 di contenimento con due mediani bassi, è una squadra che ha giocatori oltre che buoni anche duttili. Questo le consente di poter scegliere diverse soluzioni all'occorenza, sia in partenza che a partita in corso. L'essere multitasking è una caratteristica che in un mondiale fa la differenza e il potenziale per fare un bel mondiale c'è tutto. Va comunque detto che tradizionalmente la Colombia è una squadra che nel momento in cui ha addosso grandi aspettative, inevitabilmente crolla prima del previsto. E' già successo nel 1994 al Mondiale negli USA, conclusosi con l'eliminazione ai gironi e con l'efferato omicidio di Escobar, ed è successo anche tre anni fa in Coppa America, quando i Cafeteros furono battuti dal Perù, in una partita in cui mancarono più volte il colpo del K.O. sbagliando anche un rigore con Falcao. La cui assenza, nonostante la qualità offensiva della Colombia, pesa, e non poco. Bisognerà essere cinici e determinati sin da subito, specie in un girone dove sai di essere più forte tecnicamente, ma in cui ogni avversario è seppur con motivi diversi ugualmente pericoloso. Se la Colombia potrà ruggire senza la sua tigre ce lo diranno le prime partite.
LA SQUADRA
Portieri: Ospina, Vargas, Mondragon
Difensori: Balanta, Armero, Zuniga, Yepes(c), Valdes, Zapata, Arias
Centrocampo: Guarin, Cuadrado, Quintero, Sanchez, Aguilar, J. Rodriguez, Mejia,( ultimo centrocampista da definire dopo l'infortunio di Leao)
Attaccanti: Jackson Martinez, Ibarbo, Gutierrez, Ramos, Bacca
REPARTO PER REPARTO
Portieri: la scelta ampiamente preannunciata è ricaduta su Ospina, Vargas e Mondragon, il soggettone di culto di questa nazionale. Ospina sarà il primo portiere. L'estremo difensore del Nizza, considerato uno dei portieri sudamericani di maggior prospetto qualche tempo fa non è riuscito a consacrarsi del tutto e fare il salto di qualità definitivo, ma resta al netto di problemi fisici il portiere su cui la Colombia fa affidamento. A rigor di logica il secondo portiere dovrebbe essere Vargas, ma occhio a Faryd Mondragon, vecchio volpone che conosciamo tutti per la sua militanza europea tra Metz, Galatasaray e Colonia, che compirà 43 anni a breve. Torna a giocare un mondiale a distanza di 16 anni dall'ultima volta, il che è già un record, e se dovesse scendere in campo nella competizione diventerebbe il giocatore più vecchio ad essere sceso in campo in una fase finale di un mondiale. Non so voi, ma spero vivamente che accada.
Difensori: la difesa è comandata da Mario Yepes, che nonostante i 38 anni suonati mantiene intatta la sua leadership e anche il suo rendimento. Accanto a lui a rigor di logica il titolare al centro della difesa dovrebbe essere Zapata del Milan, ma occhio al giovane Balanta del River Plate, giovane centrale di fisico e di personalità sempre più in ascesa. A completare il reparto dei centrali Valdes del San Lorenzo. I tre terzini scelti da Pekerman sono Zuniga e Armero(entrambi di proprietà del Napoli ma il secondo ha concluso la stagione al West Ham) e Arias. I primi due, autentiche frecce, quest'anno hanno avuto una stagione difficile, specie il primo alle prese con una miriade di complicazioni al ginocchio, e per questo saranno vogliosi di riscatto. Arias invece dopo un difficile ambientamento in Europa, ha fatto vedere buone cose sulla fascia destra del PSV, conquistandosi un posto per il Brasile. L'impressione è che la difesa colombiana, pur presentando qualche incognita di natura fisica, sia un reparto complessivo che ha buona esperienza e buon livello, in grado di essere all'altezza della sfida mondiale.
Centrocampisti: La rosa scelta da Pekerman(ricordato per le eccellenti esclusioni fatte nel 2006 quando era alla guida della Seleccion Argentina) nonostante la già citata assenza di Falcao è una rosa comunque di buon livello, che fa dell'atletismo e della velocità la sua dote principale, pur non mancando assolutamente giocatori dal buon tasso tecnico e dal tocco di palla raffinato come James Rodriguez del Monaco, e Juan Quintero, che ha preso il posto di Rodriguez in quel di Porto. Proprio a questi due giocatori(soprattutto a Rodriguez) Non mancano nemmeno i giocatori di sostanza come Carlos Sanchez, incontrista dell'Elche, Mejia, centrocampista arretrato dell'Atletico Nacional che non ha spiccatissime doti offensive ma buon senso della posizione e un buon tocco di inizio azione e sopratutto Fredy Guarin, reduce da due stagioni all'Inter di poche luci e tante zone d'ombra ma che in nazionale ritrova se stesso sia dal punto di vista dell'atteggiamento che dal punto di vista tecnico, dando il 110% nelle due fasi di gioco. A completare il rparto degli interni l'ex Udinese Abel Aguilar interno di centrocampo ibrido utilizzabile sia come incursore che come "volante" e un altro centrocampista che prenderà il posto di Aldo Leao, giocatore più di costruzione che di pura interdizione, infortunatosi proprio oggi, il cui sostituto verrà comunicato a giorni. A concludere il reparto(de iure ma non de facto) è Juan Cuadrado, arma totale della Fiorentina e autentico dominatore della fascia destra, che quest'anno ha saputo interpretare alla grande sia da esterno alto che da terzino in un centrocampo a 5. La sua velocità e i suoi spunti saranno uno degli strumenti offensivi di cui la Colombia si servirà per scardinare le difese avversarie.
Attacco: il recupero di Falcao come detto non c'è stato, "El Tigre" non sarà ai Mondiali. Nonostante questa grave defezione la Colombia ha un reparto offensivo di tutto rispetto. La punta centrale in contumacia Falcao sarà Jackson Martinez, centravanti all around che abbina velocità di esecuzione, forza fisica e rapidità, tutt'altro che facile da contrastare. Non è comunque l'unico nome di rilievo. Ad affiancarlo infatti ci sono anche Adrian Ramos, 16 gol in stagione all'Hertha Berlino, utilizzabile anche come attaccante esterno, e Carlos Bacca, reduce dalla stagione della consacrazione con il Siviglia, con 21 gol in 50 partite, di cui 7 nell'Europa League vinta dagli andalusi. In Brasile ci è andato anche Victor Ibarbo del Cagliari, che ha vinto la sfida contro un altro "italiano" Muriel dell'Udinese, che paga una stagione disastrosa. Ibarbo non è proprio un goleador a differenza dei tre citati in precedenza, ma un giocatore eccezionale nell'attaccare la profondità in velocità, che avrà la stessa funzione sociale di Lavezzi nell'Argentina, ma fisicamente super-charged. Il nome che completa il reparto è senza dubbio il meno forte e il meno talentuoso, meno talentuoso anche di molti attaccanti che sono rimasti fuori, ma che paradossalmente era quello più certo del posto, ovvero Gutierrez del River Plate, ne più e ne meno di un buon complementare di reparto, che suona un po' stonato ma che in fondo considerando che nelle qualificazioni ha segnato 6 gol, ci può anche stare.
La Colombia, che durante le qualificazioni ha giocato con moduli diversi, prediligendo comunque il 4-4-2 di contenimento con due mediani bassi, è una squadra che ha giocatori oltre che buoni anche duttili. Questo le consente di poter scegliere diverse soluzioni all'occorenza, sia in partenza che a partita in corso. L'essere multitasking è una caratteristica che in un mondiale fa la differenza e il potenziale per fare un bel mondiale c'è tutto. Va comunque detto che tradizionalmente la Colombia è una squadra che nel momento in cui ha addosso grandi aspettative, inevitabilmente crolla prima del previsto. E' già successo nel 1994 al Mondiale negli USA, conclusosi con l'eliminazione ai gironi e con l'efferato omicidio di Escobar, ed è successo anche tre anni fa in Coppa America, quando i Cafeteros furono battuti dal Perù, in una partita in cui mancarono più volte il colpo del K.O. sbagliando anche un rigore con Falcao. La cui assenza, nonostante la qualità offensiva della Colombia, pesa, e non poco. Bisognerà essere cinici e determinati sin da subito, specie in un girone dove sai di essere più forte tecnicamente, ma in cui ogni avversario è seppur con motivi diversi ugualmente pericoloso. Se la Colombia potrà ruggire senza la sua tigre ce lo diranno le prime partite.
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venerdì 6 giugno 2014
LE SQUADRE - AUSTRALIA
( A cura di Lorenzo Spanò )
Se c'è proprio una squadra che finirà quasi certamente a zero punti, quella è sicuramente l'Australia, finita nel girone B con Spagna, Olanda e Cile.
Il ct Postecoglou, greco di 49 anni siede nella panchina da meno di un'anno, dopo aver vinto la A-League con il Brisbane, guidando gli oceanici solo in pochissime occasioni, per di piu amichevoli, e questo non può certo essere un bene per loro.
Tra i pali Ryan, 22enne del Brugge, Wilkshire a destra, Mcgowan e Davidson al centro e Franjic a sinistra.
Fisicità e corsa in mediana con Jedinak, titolare nel miracoloso Crystal Palace di Pulis, e Holland che ha guadagnato esperienza in Champions con l'Austra Vienna, mentre rimane a casa un pò a sorpresa Brillante, altro centrocanpista che avrebbe dato maggiormente quantità. Poi Oar e Leckie sulle fasce e la stella Cahill dietro l'unica punta Taggart, 92 dei Newcastle Jets, quindi in patria.
Cahill che comunque negli states non ha reso ancora quanto ci si aspettava, alternando gare da protagonista ad altre decisamente in ombra.
Rimane soprattutto fuori anche Joshua Kennedy, da anni ormai unico realizzatore per i canguri.
È impensabile ripetere l'impresa del 2006 dove sono arrivati agli ottavi facendo il loro miglior risultato di sempre, perdendo poi, come tutti sappiamo, contro l'Italia col rigore di Totti. Ma lì avevano Hiddink in panchina, e gente come Bresciano ( che comunque a 34 anni ci sarà ancora) Kewell, Viduka e Schwarzer.
L'unico obbiettivo di questo mondiale è quello di non fare figuracce, in attesa poi di togliersi qualche soddisfazione magari nella prossima coppa d'Asia, tra un anno in casa loro.
REPORT-La nazionale degli esclusi, i Los Trombados
Se c'è una cosa che fa discutere in sede pre-mondiale, mondiale, e post-mondiale, per giorni, mesi, anche anni sono le scelte dei c.t. Sia quelle fatte in campo durante le partite, sia quelle fatte in sede di convocazione. Come al solito non son mancate le esclusioni eccellenti. Vediamo dunque chi, suo malgrado, è finito nonostante avesse tutte le carte in regola, fuori dalla rosa della propria nazionale, per far parte del triste team dei Los Trombados.
I LOS TROMBADOS
Portieri: come primo portiere la scelta ricade su Wilfredo Caballero, momentaneamente il miglior portiere d'Argentina, a cui sono stati preferiti Orion, Andujar(relegato in panchina al Catania) e Romero(ectoplasma a Monaco). Sabella non lo ha mai realmente considerato, un errore a mio modo di vedere abbastanza grave. Il secondo portiere è Ter Stegen, secondo non tanto perché è più scarso di Caballero, ma perché con Neuer titolare sicuro le possibilità di giocare sarebbero state relativamente poche. Il Barcellona lo ha voluto per il dopo-Valdes, Low gli ha preferito Zieler dell'Hannover 96. Come terzo portiere la scelta ricade su Neto, anche lui reduce da una buona stagione ma non minimamente considerato da Scolari che ha virato sulla conferma di Jefferson del Botafogo e su Victor come terzo portiere.
Difensori: come sempre si parte dall'Argentina che a ora di silurare nomi eccellenti è sempre eccellente. Si è permessa il lusso di lasciare a casa Gonzalo Rodriguez e Musacchio, a cui sono stati preferiti Basanta e Fernandez. Altro escluso di lusso è Ansaldi, vittima eccellente della crociata contro i terzini fatta da Sabella. Sempre dallo Zenit e sempre sulla fascia sinistra gioca un altro trombato, che noi italiani conosciamo bene, ovvero Mimmo Criscito, che ripresosi alla grande dal brutto infortunio, ha recuperato la condizione per essere al mondiale, dopo aver ingiustamente saltato un Europeo. Anche stavolta l'esclusione suona ingiusta, specie tenendo conto della moria di terzini sinistri mancini che c'è in Italia. Passando alla Spagna(che con la nazionale dei nemmeno considerati tra i preconvocati fai uscire una squadra che può lottare per le semifinali) stupisce l'assenza di Inigo Martinez, giovane stopper della Real Sociedad le cui quotazioni sono nettamente in ascesa. Altro eccellente trombato è Rolando, che nonostante l'ottima stagione individuale all'Inter è stato escluso ad appannaggio dell'improponibile Neto. L'illogicità raggiunge il suo apice però tenendo conto degli ultimi due trombati, ovvero Joao Miranda e soprattutto Filipe Luis. Due colonne dell'Atletico Madrid che ha stupito l'Europa e il Mondo che nella rosa di Scolari non hanno trovato nessun posto. E se al primo(se di ballottaggio si tratta) è stato preferito Henrique, che al Napoli ha fatto vedere buona personalità e grande duttilità con buoni risultati, al secondo, il migliore nel suo ruolo a stacco, è stato preferito Maxwell, che ha giocato alla Maxwell con qualche acuto ma tante zone d'ombra, giocando nemmeno con troppa continuità
Centrocampisti: qua la lista sarebbe davvero lunghissima, ma a un mondiale ci vanno in 23 e anche i Los Trombados vogliono essere a norma di legge. Partiamo dal Portogallo che ha escluso Quaresma reduce da una mezza stagione a Oporto in cui ha fatto faville) ad appannaggio di Vieirinha(seriamente improponibile). Per la serie "Anche non non ci facciamo mancar nulla" nella nazionale italiana si registra l'esclusione di Alessandro Florenzi, reduce da una stagione di molti alti e qualche basso che in Brasile sarebbe servito come il pane, ma che alla fine i mondiali se li guarderà da Trigoria, assieme a un suo compagno di squadra, Radja Nainggolan, alla cui tempra e sostanza è stata preferita gente come Defour e Chadli. In Francia il trombato eccellente si chiama Nasri, che perde il Mondiale per la seconda volta, nonostante sia salito sugli scudi nel finale di stagione. Come già detto le esclusioni in salsa spagnola sono tantissime e a tratti apparse fisiologiche, specie sulla mediana. Il nome scelto è quello di Gabi, lider maximo dell'Atletico che non ha trovato nemmeno un posto tra i 30 preconvocati. Altra esclusione clamorosa quella di Lucas del PSG, che non ha avuto una stagione particolarmente brillante, ma tenendo conto che è stato portato Bernard(forte, ma anche lui reduce da un mezzo fiasco al primo impatto con la Lega Ucraina) l'ala destra ex San Paolo ci poteva stare alla grande. La lista si conclude con quella che è l'esclusione più clamorosa tenendo conto del talento, dell'esperienza e della storia che ha questo giocatore. Ovvero Landon Donovan, inspiegabilmente escluso da Klinsmann(che ci ha abituato a questi colpi di genio da quando allena) che ha privato il giocatore del suo quarto mondiale e la nazionale a stelle e strisce del suo talento. Questi sette sono i nomi che ho selezionato, ma la lista sarebbe davvero lunga da continuare(Isco, Kakà, Borja Valero, Danny, Pastore e mi limito ai più mainstream)
Attaccanti: il reparto che esce fuori dalla lista degli esclusi in attacco è un reparto completo, ben assemblato, di tutto rispetto che le squadre vorrebbero. Il primo nome è inevitabilmente quello di Carlos Tevez, esclusione già annunciata ampiamente ma che a fatto compiuto fa inevitabilmente rumore visto il rendimento dell'Apache, sia dal punto di vista realizzativo che dal punto di vista della qualità delle prestazioni. Anche il suo compagno di reparto alla Juventus, Llorente non se l'è passata meglio. Un minimo periodo di ambientamento e poi una stagione straordinaria da 16 gol, con ottime prestazioni e grande lavoro nel tenere sulla squadra. Non è bastato per Llorente già campione del mondo e d'Europa per ottenere la riconferma. Sempre dall'Italia, stavolta in tutti i sensi proviene il terzo escluso, quel Pepito Rossi che paga un terribile dazio alla sfortuna e che vede di nuovo sfumare il mondiale all'ultimo nonostante una stagione da 16 gol in 21 partite, Prandelli non lo ha ritenuto fisicamente pronto, e la sua esclusione ha compattato un massiccio fronte di delusi e incazzati per l'esclusione di Joe Red, il più incazzato di tutti alla fine della giostra. Altra esclusione inspiegabile quella di Seydou Doumbia, che ha trascinato da solo il CSKA a suon di gol, ad una furiosa rimonta che ha portato ad un insperato bis in campo nazionale. Lasciato in casa da Sabri Lamouchi che gli ha preferito gente come Bolly, semisconosciuto esterno del Fortuna Dusseldorf in Zweite liga. La lista si conclude con Stefan Kiessling, vittima del processo di emarginazione del Panzer decretato da Low, che a questo giro ha preferito portarsi il solo Klose e dietro una schiera infinita di mezze punte(talentuose per carità) e di interni(il senso di portare sia Kramer che Ginter ad oggi faccio ancora fatica a capirlo), rinunciando dunque ai centimetri e ai gol del centravanti del Leverkusen.
I LOS TROMBADOS
Portieri: come primo portiere la scelta ricade su Wilfredo Caballero, momentaneamente il miglior portiere d'Argentina, a cui sono stati preferiti Orion, Andujar(relegato in panchina al Catania) e Romero(ectoplasma a Monaco). Sabella non lo ha mai realmente considerato, un errore a mio modo di vedere abbastanza grave. Il secondo portiere è Ter Stegen, secondo non tanto perché è più scarso di Caballero, ma perché con Neuer titolare sicuro le possibilità di giocare sarebbero state relativamente poche. Il Barcellona lo ha voluto per il dopo-Valdes, Low gli ha preferito Zieler dell'Hannover 96. Come terzo portiere la scelta ricade su Neto, anche lui reduce da una buona stagione ma non minimamente considerato da Scolari che ha virato sulla conferma di Jefferson del Botafogo e su Victor come terzo portiere.
Difensori: come sempre si parte dall'Argentina che a ora di silurare nomi eccellenti è sempre eccellente. Si è permessa il lusso di lasciare a casa Gonzalo Rodriguez e Musacchio, a cui sono stati preferiti Basanta e Fernandez. Altro escluso di lusso è Ansaldi, vittima eccellente della crociata contro i terzini fatta da Sabella. Sempre dallo Zenit e sempre sulla fascia sinistra gioca un altro trombato, che noi italiani conosciamo bene, ovvero Mimmo Criscito, che ripresosi alla grande dal brutto infortunio, ha recuperato la condizione per essere al mondiale, dopo aver ingiustamente saltato un Europeo. Anche stavolta l'esclusione suona ingiusta, specie tenendo conto della moria di terzini sinistri mancini che c'è in Italia. Passando alla Spagna(che con la nazionale dei nemmeno considerati tra i preconvocati fai uscire una squadra che può lottare per le semifinali) stupisce l'assenza di Inigo Martinez, giovane stopper della Real Sociedad le cui quotazioni sono nettamente in ascesa. Altro eccellente trombato è Rolando, che nonostante l'ottima stagione individuale all'Inter è stato escluso ad appannaggio dell'improponibile Neto. L'illogicità raggiunge il suo apice però tenendo conto degli ultimi due trombati, ovvero Joao Miranda e soprattutto Filipe Luis. Due colonne dell'Atletico Madrid che ha stupito l'Europa e il Mondo che nella rosa di Scolari non hanno trovato nessun posto. E se al primo(se di ballottaggio si tratta) è stato preferito Henrique, che al Napoli ha fatto vedere buona personalità e grande duttilità con buoni risultati, al secondo, il migliore nel suo ruolo a stacco, è stato preferito Maxwell, che ha giocato alla Maxwell con qualche acuto ma tante zone d'ombra, giocando nemmeno con troppa continuità
Centrocampisti: qua la lista sarebbe davvero lunghissima, ma a un mondiale ci vanno in 23 e anche i Los Trombados vogliono essere a norma di legge. Partiamo dal Portogallo che ha escluso Quaresma reduce da una mezza stagione a Oporto in cui ha fatto faville) ad appannaggio di Vieirinha(seriamente improponibile). Per la serie "Anche non non ci facciamo mancar nulla" nella nazionale italiana si registra l'esclusione di Alessandro Florenzi, reduce da una stagione di molti alti e qualche basso che in Brasile sarebbe servito come il pane, ma che alla fine i mondiali se li guarderà da Trigoria, assieme a un suo compagno di squadra, Radja Nainggolan, alla cui tempra e sostanza è stata preferita gente come Defour e Chadli. In Francia il trombato eccellente si chiama Nasri, che perde il Mondiale per la seconda volta, nonostante sia salito sugli scudi nel finale di stagione. Come già detto le esclusioni in salsa spagnola sono tantissime e a tratti apparse fisiologiche, specie sulla mediana. Il nome scelto è quello di Gabi, lider maximo dell'Atletico che non ha trovato nemmeno un posto tra i 30 preconvocati. Altra esclusione clamorosa quella di Lucas del PSG, che non ha avuto una stagione particolarmente brillante, ma tenendo conto che è stato portato Bernard(forte, ma anche lui reduce da un mezzo fiasco al primo impatto con la Lega Ucraina) l'ala destra ex San Paolo ci poteva stare alla grande. La lista si conclude con quella che è l'esclusione più clamorosa tenendo conto del talento, dell'esperienza e della storia che ha questo giocatore. Ovvero Landon Donovan, inspiegabilmente escluso da Klinsmann(che ci ha abituato a questi colpi di genio da quando allena) che ha privato il giocatore del suo quarto mondiale e la nazionale a stelle e strisce del suo talento. Questi sette sono i nomi che ho selezionato, ma la lista sarebbe davvero lunga da continuare(Isco, Kakà, Borja Valero, Danny, Pastore e mi limito ai più mainstream)
Attaccanti: il reparto che esce fuori dalla lista degli esclusi in attacco è un reparto completo, ben assemblato, di tutto rispetto che le squadre vorrebbero. Il primo nome è inevitabilmente quello di Carlos Tevez, esclusione già annunciata ampiamente ma che a fatto compiuto fa inevitabilmente rumore visto il rendimento dell'Apache, sia dal punto di vista realizzativo che dal punto di vista della qualità delle prestazioni. Anche il suo compagno di reparto alla Juventus, Llorente non se l'è passata meglio. Un minimo periodo di ambientamento e poi una stagione straordinaria da 16 gol, con ottime prestazioni e grande lavoro nel tenere sulla squadra. Non è bastato per Llorente già campione del mondo e d'Europa per ottenere la riconferma. Sempre dall'Italia, stavolta in tutti i sensi proviene il terzo escluso, quel Pepito Rossi che paga un terribile dazio alla sfortuna e che vede di nuovo sfumare il mondiale all'ultimo nonostante una stagione da 16 gol in 21 partite, Prandelli non lo ha ritenuto fisicamente pronto, e la sua esclusione ha compattato un massiccio fronte di delusi e incazzati per l'esclusione di Joe Red, il più incazzato di tutti alla fine della giostra. Altra esclusione inspiegabile quella di Seydou Doumbia, che ha trascinato da solo il CSKA a suon di gol, ad una furiosa rimonta che ha portato ad un insperato bis in campo nazionale. Lasciato in casa da Sabri Lamouchi che gli ha preferito gente come Bolly, semisconosciuto esterno del Fortuna Dusseldorf in Zweite liga. La lista si conclude con Stefan Kiessling, vittima del processo di emarginazione del Panzer decretato da Low, che a questo giro ha preferito portarsi il solo Klose e dietro una schiera infinita di mezze punte(talentuose per carità) e di interni(il senso di portare sia Kramer che Ginter ad oggi faccio ancora fatica a capirlo), rinunciando dunque ai centimetri e ai gol del centravanti del Leverkusen.
L'Africa ci riprova in Brasile: le cinque protagoniste del Mondiale all'esame di maturità
La frase più gettonata quando si parla di Africa e calcio riguarda quello che è un po' diventato un luogo comune: le nazionali del Continente Nero sono il futuro. Da Italia '90, quando il Camerun di Roger Milla balzò all'onore delle cronache arrivando addirittura ai quarti di finale, fino alle semifinali del Ghana sfumate per un rigore in Sudafrica, si è sempre creduto che prima o poi sarebbe stata la volta buona.
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LE SQUADRE - HONDURAS
( A cura di Lorenzo Spanò )
L'impressione che si ha parlando dell'Honduras, è che sia tra le rose meno abili della competizione, è il rischio è quello di chiudere il girone con 0 punti.
Suarez è il CT, colombiano che ha già partecipato ad un mondiale con l’Ecuador nel 2006, poi per due volte medaglia di bronzo nella Gold Cup con l’Honduras che allena dal 2011.
E’ una rosa povera di qualità e servirà come squadra materasso nel girone, dove può invidiare anche la qualità di Ecuador, oltre che naturalmente Francia e Svizzera.
I calciatori che meritano una menzione sono Izaguirre, terzino sinistro del Celtic, ,mentre sull’altra fascia, la stella della rosa Maynor Figueora dell’Hull, uno che calcia veramente bene e ci ha deliziato con gran bei gol in passato. Poi Wilson Palacios, ex spurs che sembrava promettere decisamente meglio, per poi passare allo Stoke a guardare le partite dalla panchina. Ad affiancarlo in mediana Espinoza del Wigan, latics che dunque si dimostrano con un’occhio vigile sempre sui talenti honduregni, proprio come quando anni fa presero lo stesso Palacios.
Najar interno dell’Anderlecht, 21enne veloce ed esplosivo, Martinez e Jerry Palacios dietro la prima punta, con quest’ultimo che ha esperienza da vendere, ha girato il mondo arrivando persino in Cina, ma che adesso milita nel campionato locale, ma così come Martinez non sembrano all’altezza per cambiare la sorte della nazionale. Davanti a loro Jerry Bengston, prima punta che ha trovato al momento poca fortuna negli USA con i New England Revolution.
giovedì 5 giugno 2014
LE SQUADRE: Bosnia, in media stat virtus
Quest'anno ai Mondiali l'unica debuttante che parteciperà sarà la Bosnia Erzegovina, una nazione giovane la cui storia è stata tristemente battezzata con il sangue e che è proseguita tumultuosamente, ma che oggi dopo la qualificazione sfiorata nel 2010, si gode il palcoscenico mondiale, e lo fa con una rosa che ha davvero dell'ottimo potenziale. Inserita nel girone F con Argentina, Iran e Nigeria, la Bosnia ha tutte le carte in regola per passare il girone e perché no anche sorprendere. Emulare i vicini croati e l'impresa del 1998 forse è un impresa un po' ardita, ma se continua ad esserci l'abbinamento di qualità e determinazione che ha contraddistinto la selezione bosniaca in questi anni fare un bel mondiale non è impossibile.
LA ROSA
Portieri: Begovic, Fejzic, Avdukic
Difensori: Bicackic, Spahic(c), Besic, Sunijc, Vranjes, Kolasinac, Mujdza, Vrsajevic
Centrocampisti: Salihovic, Pjanic, Susic, Hadzic, Misimovic, Lulic, Ibricic, Medunjanin, Visca, Hajrovic
Attaccanti: Dzeko, Ibisevic
DESCRIZIONE TECNICA
La selezione bosniaca, allenata da Safet Susic, il golden player del calcio bosniaco, è una squadra tecnicamente molto dotata, specie nella zona centrale del campo. La porta è difesa da Begovic, uno dei migliori portieri della Premier League che quest'anno si è tolto anche lo sfizio di segnare, per quanto non intenzionalmente. Il reparto difensivo ha un ampia rappresentanza proveniente dalla Bundesliga. A cominciare dal capitano, il roccioso ed esperto Edin Spahic, che gioca nel Leverkusen. Sempre dalla Bundes provengono Mujdza il terzino destro titolare(a patto di non aver ricadute) l'altro stopper Bicakcic(recentemente passato all'Hoffenheim dove gioca un altro giocatore della selezione, Salihovic) anche lui in non perfette condizioni fisiche e Sead Kolasinac, esterno difensivo di sinistra dello Schalke 04 aggiuntosi di recente alla nazionale. Il centrocampo per quanto affollato è senza dubbio il reparto migliore. Tanti sono i palleggiatori di qualità, a cominciare dal già citato Salihovic(che però dovrebbe essere il terzino sinistro titolare), Misimovic(colonna del Wolfsburg campione nel 2009, oggi in Cina) e concludendo con Miralem Pjanic, definitivamente esploso a Roma dopo due stagioni difficili, tanto per citare i più mainstream. Non mancano però le alternative sugli esterni vista la presenza dell'ottimo Lulic della Lazio(che in nazionale si destreggia anche come mezz'ala), del talento del Galatasaray Hajrovic e dell'esterno destro Visca, che gioca anche lui in Turchia nell'Istanbul B.B. In attacco i nomi sono solamente due, ma son due nomi pesanti. Il primo è Vedad Ibisevic, punta dello Stoccarda da anni affermato in Bundesliga, dove riesce a segnare con buona continuità, l'altro è Edin Dzeko e non credo servano presentazioni. In virtù di questa spiccata qualità che la Bosnia possiede a centrocampo, Susic ha tendenzialmente schierato in questi anni una squadra senza esterni di partenza, con un centrocampo a rombo o con la variante 1-3, con un vertice basso da frangiflutti e tre giocatori di qualità a sostegno della manovra d'attacco, assetto che le consente di tenere in mano il gioco e di far valere il suo superiore tasso tecnico, garantendo inoltre i giusti riferimenti per l'attacco. Da non escludere assolutamente però la possibilità di vedere la selezione balcanica con un 4-2-3-1, modulo provato più volte e proposto anche ieri nell'amichevole contro il Messico, tenuto sotto scacco e sconfitto con un gol di Hajrovic. L'unica incognita è rappresentata dalla coperta un po' corta, perché il supporting cast, non è necessariamente d'alto livello, ma non è detto che durante la manifestazione, al bisogno, non dimostri il contrario, come è già successo nel mondiale. A fare tutta la differenza del mondo dunque sarà inevitabilmente il centrocampo, reparto tanto forte quanto variamente assemblabile che può portare lontano questa squadra e che a conti fatti farà la differenza. In media stat virtus.
LA ROSA
Portieri: Begovic, Fejzic, Avdukic
Difensori: Bicackic, Spahic(c), Besic, Sunijc, Vranjes, Kolasinac, Mujdza, Vrsajevic
Centrocampisti: Salihovic, Pjanic, Susic, Hadzic, Misimovic, Lulic, Ibricic, Medunjanin, Visca, Hajrovic
Attaccanti: Dzeko, Ibisevic
DESCRIZIONE TECNICA
La selezione bosniaca, allenata da Safet Susic, il golden player del calcio bosniaco, è una squadra tecnicamente molto dotata, specie nella zona centrale del campo. La porta è difesa da Begovic, uno dei migliori portieri della Premier League che quest'anno si è tolto anche lo sfizio di segnare, per quanto non intenzionalmente. Il reparto difensivo ha un ampia rappresentanza proveniente dalla Bundesliga. A cominciare dal capitano, il roccioso ed esperto Edin Spahic, che gioca nel Leverkusen. Sempre dalla Bundes provengono Mujdza il terzino destro titolare(a patto di non aver ricadute) l'altro stopper Bicakcic(recentemente passato all'Hoffenheim dove gioca un altro giocatore della selezione, Salihovic) anche lui in non perfette condizioni fisiche e Sead Kolasinac, esterno difensivo di sinistra dello Schalke 04 aggiuntosi di recente alla nazionale. Il centrocampo per quanto affollato è senza dubbio il reparto migliore. Tanti sono i palleggiatori di qualità, a cominciare dal già citato Salihovic(che però dovrebbe essere il terzino sinistro titolare), Misimovic(colonna del Wolfsburg campione nel 2009, oggi in Cina) e concludendo con Miralem Pjanic, definitivamente esploso a Roma dopo due stagioni difficili, tanto per citare i più mainstream. Non mancano però le alternative sugli esterni vista la presenza dell'ottimo Lulic della Lazio(che in nazionale si destreggia anche come mezz'ala), del talento del Galatasaray Hajrovic e dell'esterno destro Visca, che gioca anche lui in Turchia nell'Istanbul B.B. In attacco i nomi sono solamente due, ma son due nomi pesanti. Il primo è Vedad Ibisevic, punta dello Stoccarda da anni affermato in Bundesliga, dove riesce a segnare con buona continuità, l'altro è Edin Dzeko e non credo servano presentazioni. In virtù di questa spiccata qualità che la Bosnia possiede a centrocampo, Susic ha tendenzialmente schierato in questi anni una squadra senza esterni di partenza, con un centrocampo a rombo o con la variante 1-3, con un vertice basso da frangiflutti e tre giocatori di qualità a sostegno della manovra d'attacco, assetto che le consente di tenere in mano il gioco e di far valere il suo superiore tasso tecnico, garantendo inoltre i giusti riferimenti per l'attacco. Da non escludere assolutamente però la possibilità di vedere la selezione balcanica con un 4-2-3-1, modulo provato più volte e proposto anche ieri nell'amichevole contro il Messico, tenuto sotto scacco e sconfitto con un gol di Hajrovic. L'unica incognita è rappresentata dalla coperta un po' corta, perché il supporting cast, non è necessariamente d'alto livello, ma non è detto che durante la manifestazione, al bisogno, non dimostri il contrario, come è già successo nel mondiale. A fare tutta la differenza del mondo dunque sarà inevitabilmente il centrocampo, reparto tanto forte quanto variamente assemblabile che può portare lontano questa squadra e che a conti fatti farà la differenza. In media stat virtus.
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LE PARTITE STORICHE: Messico 1986, Malvinas-Falkland 2-1
PREMESSA
Il calcio è un gioco e i Mondiali di calcio sono il momento in cui il gioco raggiunge il suo apice. Molto spesso però nella storia della competizione, ci sono state partite che andavano oltre il gioco. Non è più un fatto di pallone, di gol o non gol, specie se ad affrontarsi sono due nazionali, che quattro anni prima si erano trovate contro con ben altro tipo di schieramento in un arcipelago dell'Oceano Atlantico, su cui avevano avuto nei 150 anni passati "piacevolissimi scambi di opinione basati su stilnovistica tenzone". Quell'arcipelago gli Argentini lo chiamano Malvinas, ma gli inglesi e il mondo politico lo conoscono come isole Falkland.
1982: La guerra delle Falkland
Nel 1982 l'Argentina è presieduta da un generale, Leopoldo Galtieri, la cui politica di fatto proseguiva sulla strada tracciata da Jorge Videla, il primo dittatore che si era insediato nel 1976. Una politica dittatoriale, repressiva, soffocante e antidemocratica. Quel periodo passerà alla storia argentina e mondiale, come "La Guerra Sporca", il governo reprime ogni forma di possibile dissenso facendo uso di qualunque mezzo, la migliore delle ipotesi è la tortura, la peggiore è la morte, la morte non dichiarata. Alla fine dei 7 anni i desaparecidos(scomparsi) saranno 30.000, tutti oppositori, quasi sicuramente tutti morti. L'Argentina del 1982 vive ancora in quel clima e alla grande repressione si aggiunge una grande depressione nel senso più onnicomprensivo del termine. Il governo non ha molto consenso e difficilmente si può reprimere la fame di una nazione intera. Galtieri, che aveva deposto Viola, ovvero colui che depose Videla, alla fine del 1981, decide che l'unico modo per rilanciare il consenso e l'economia in un paese a scatafascio è quello di prendere in maniera riconosciuta e definitiva il possesso delle Malvinas. Le Malvinas sono un arcipelago piccolo situato nel Mar Argentino, non molto distante dalla Terra del fuoco. Il mondo però le conosce come Isole Falkland, in quanto nel 1833 un avamposto inglese rispedì a casa i coloni mandati li dal governo argentino indipendente, e piantò la sua bandiera, facendo di queste piccole isole una propria colonia. Le Malvinas depredate divenute Falkland divennero così un avamposto navale inglese, che ebbe una sua importanza anche in un episodio della prima guerra mondiale in una battaglia navale avvenuta li tra Germania e Inghilterra nel 1914, con i tedeschi respinti con abbondanti perdite. Inoltre si ritiene che le Falkland abbiano un ricchissimo sottosuolo, il che potrebbe spiegare l'enorme "affetto" che provano gli inglesi e l'enorme "bisogno" che hanno gli argentini. Sta di fatto che nel 1982 un sempre meno amato Galtieri passa dalle parole ai fatti. E' il 2 Aprile 1982 e l'Argentina prova a far tornare a casa le Malvinas. Galtieri manda un contingente di dilettanti allo sbaraglio ad occupare la zona. La risposta dell'Inghilterra, comandata a quel tempo da Margaret Thatcher, la lady di ferro, tanto risoluta e pragmatica quanto controversa si fece attendere una ventina di giorni, il tempo di organizzare la spedizione e di riprendere la Georgia del Sud, altro arcipelago conteso, un po' più distante delle Falkland. La Marina Militare inglese è nettamente più attrezzata e preparata dei soldati argentini mandati allo sbaraglio. Dopo due mesi e mezzo di ostilità di cui uno e mezzo di vero e proprio scontro l'Argentina si arrende incondizionatamente. Le Falkland restano Falkland, in quello che oggi è considerato l'ultimo atto di quel colonialismo che tanto si è cercato di combattere. Galtieri tra una sicura deposizione e le dimissioni scelse la strada più indolore. La fine della dittatura militare sarebbe arrivata solamente un anno dopo. Comunque senza le Malvinas.
22 Giugno 1986: ci vediamo all'Azteca
4 anni dopo la fine delle ostilità nelle Isole Falkland in Messico si giocavano i Mondiali di Calcio. A quel mondiale partecipavano contestualmente Inghilterra e Argentina. I primi, passano agevolmente il girone con Italia, Bulgaria e Corea del Sud, vincendo due partite e pareggiandone una, per poi regolare l'Uruguay di misura con gol della bandiera leccese Pedro Pasculli. Leader indiscusso di quella squadra il fantasista del Napoli Diego Armando Maradona, attorno un supporting cast buono ma non ottimo. L'Inghilterra invece fa fatica, viene battuta dal Portogallo, pareggia con un sorprendente Marocco, ed è chiamata a giocarsi il tutto per tutto contro la Polonia nell'ultima partita del girone. Entra in scena Gary Lineker punta centrale del Barcellona che fu anche di Maradona, che ne segna 3, cancellando il segno 0 alle voci gol fatti dell'Inghilterra e facendo qualificare come seconda una squadra che rischiava di non arrivare nemmeno tra le migliori terze. Viene evitato il Brasile, l'avversario è un gagliardo ma più abbordabile Paraguay, che viene regolato con un altro 3-0, il gol di apertura e di chiusura del match li firma Lineker, che se c'è una palla morta nel dubbio la mette dentro, quello di mezzo lo segna Beardsley. Entrambe passano ai quarti di finale, ed essendo nello stesso lato del tabellone si incontreranno il 22 giugno all'Azteca di Città del Messico, a quattro anni e due giorni di distanza dalla fine della guerra nelle Falkland. In palio non ci sono le sorti di un isola e di una nazione, semplicemente un passaggio del turno in una coppa del Mondo, si gioca 11 contro 11 in partenza, ad armi pari. Ci vediamo all'Azteca.
La partita
L'Azteca è gremito in ogni ordine di posto, si contano 110 mila persone. L'Argentina di Bilardo si schiera con un 4-4-2 con Pumpido in porta, difesa composta da Brown libero, con Cuciuffo e Ruggeri stopper, sulle fasce a destra va Giusti a sinistra Olarticochea, gli intermedi sono Burruchaga ed Enrique, Maradona da dieci e Valdano di punta. L'Inghilterra di Bobby Robson risponde con un 4-4-2 con Shilton in porta, in difesa da destra verso sinistra Stevens, Butcher, Fenwick e Sansom, a centrocampo da destra verso sinistra Steven, Reid, Hoddle e Hodge, in attacco Beardsley e Lineker. Il primo tempo vive di qualche sussulto. Quelli argentini portano la firma di Maradona, in evidente giornata di grazia, che salta tutto quello che trova e si rende pericoloso su punizione. Ma l'occasione più pericolosa l'ha l'Inghilterra con Beardsley che si trova la palla al piede dopo una papera di Pumpido, lo dribbla sull'out di destra ma trova solo l'esterno della rete. Nel secondo tempo la partita si infiamma e si sblocca con un episodio storico e controverso. Maradona avanza palla al piede come al solito senza possibilità di fermarlo, scarica su Valdano che controlla male, l'anticipo di Hodge si trasforma in un assist a campanile per Maradona che si trova in uscita Shilton a cui rende 15 centimetri e l'unico modo per anticiparlo è mettere la mano. La palla entra, Maradona guarda verso il guardialinee che non fa un cenno, Bennaceur, l'arbitro va verso il centrocampo inseguito da Hoddle e Fenwick che gli urlano di tutto, ma non servono a nulla. E' il cinquantunesimo e l'Argentina è in vantaggio con quella che verrà definita "La mano de dios". Maradona già in stato di grazia, dopo quel gol irregolare contro il nemico inglese, diventa inafferrabile e gli inglesi lo scopriranno bene 4 minuti dopo. Maradona partendo dalla sua mediana manda Beardsley e Reid al bar, quest'ultimo non molla ma Maradona va troppo veloce, arriva Butcher saltato secco, viene incontro Fenwick bevuto ed esce Shilton, saltato anche lui. A quel punto Maradona la deve solo appoggiare in rete, arriva Butcher a tutta forza ma il tiro è già partito. 2-0 al cinquantacinquesimo, una prodezza che varrà il titolo di "Gol del secolo". L'Inghilterra subisce due colpi dall'impatto terrificante, e prova a rialzarsi con una punizione rabbiosa di Hoddle sulla quale Pumpido si fa trovare pronto, riscattando la paperona del primo tempo. Bilardo sta benissimo così e decide di mettere dentro Tapia, un palleggiatore per Burruchaga, senza snaturare troppo la squadra. Robson per cambiare le cose si affida all'estro di due ali: Chris Waddle, entrato al posto del mediano Reid e successivamente di Barnes entrato al posto di Steven. Ed è proprio Barnes, l'ala del Liverpool a scompaginare i piani difensivi di un Argentina che incomincia a sentire un po' di stanchezza. Su iniziativa dello stesso Barnes, che salta secco Henrique e Giusti, crossa in mezzo e trova Lineker che insacca senza farsi troppi problemi come sempre. 2-1 a nove minuti dalla fine. L'Argentina però non ci sta, questa partita non si può perdere e reagisce subito, ma il buono spunto del subentrato Tapia si infrange sul palo. Gli inglesi ormai ne hanno pochissima di benzina, ma come sempre la mettono tutta e sempre su iniziativa di Barnes hanno l'occasione per pareggiare. L'anglo-giamaicano si invola sulla fascia sinistra la crossa in mezzo per Lineker che di testa è una garanzia, ma un difensore argentino lo anticipa con tutta la forza che ha, e quel difensore si chiama Brown, l'unico argentino col cognome inglese. L'Argentina alla fine vince, passa il turno e vendica le Malvinas nel modo più incredibile possibile, prima con un gol di mano, e poi con un gol di puro genio. Quella partita rappresentò il momento in cui l'Argentina capì che poteva vincere quel mondiale. Che infatti vinse.
Ai giorni nostri
E le Falkland? Non hanno mai cessato di far discutere e sono ancora oggi oggetto del contendere tra le due nazioni. L'anno scorso è stato indetto un referendum per decidere se le Falkland dovessero restare Falkland o dovessero passare sotto dominio argentino. A vincere sono stati i si, favorevoli a restare in orbita inglese con un 98,8 % che ha lasciato adito a pochi dubbi. Le Falkland sono inglesi. Ma quel giorno, vinsero le Malvinas 2-1.
Il calcio è un gioco e i Mondiali di calcio sono il momento in cui il gioco raggiunge il suo apice. Molto spesso però nella storia della competizione, ci sono state partite che andavano oltre il gioco. Non è più un fatto di pallone, di gol o non gol, specie se ad affrontarsi sono due nazionali, che quattro anni prima si erano trovate contro con ben altro tipo di schieramento in un arcipelago dell'Oceano Atlantico, su cui avevano avuto nei 150 anni passati "piacevolissimi scambi di opinione basati su stilnovistica tenzone". Quell'arcipelago gli Argentini lo chiamano Malvinas, ma gli inglesi e il mondo politico lo conoscono come isole Falkland.
1982: La guerra delle Falkland
Nel 1982 l'Argentina è presieduta da un generale, Leopoldo Galtieri, la cui politica di fatto proseguiva sulla strada tracciata da Jorge Videla, il primo dittatore che si era insediato nel 1976. Una politica dittatoriale, repressiva, soffocante e antidemocratica. Quel periodo passerà alla storia argentina e mondiale, come "La Guerra Sporca", il governo reprime ogni forma di possibile dissenso facendo uso di qualunque mezzo, la migliore delle ipotesi è la tortura, la peggiore è la morte, la morte non dichiarata. Alla fine dei 7 anni i desaparecidos(scomparsi) saranno 30.000, tutti oppositori, quasi sicuramente tutti morti. L'Argentina del 1982 vive ancora in quel clima e alla grande repressione si aggiunge una grande depressione nel senso più onnicomprensivo del termine. Il governo non ha molto consenso e difficilmente si può reprimere la fame di una nazione intera. Galtieri, che aveva deposto Viola, ovvero colui che depose Videla, alla fine del 1981, decide che l'unico modo per rilanciare il consenso e l'economia in un paese a scatafascio è quello di prendere in maniera riconosciuta e definitiva il possesso delle Malvinas. Le Malvinas sono un arcipelago piccolo situato nel Mar Argentino, non molto distante dalla Terra del fuoco. Il mondo però le conosce come Isole Falkland, in quanto nel 1833 un avamposto inglese rispedì a casa i coloni mandati li dal governo argentino indipendente, e piantò la sua bandiera, facendo di queste piccole isole una propria colonia. Le Malvinas depredate divenute Falkland divennero così un avamposto navale inglese, che ebbe una sua importanza anche in un episodio della prima guerra mondiale in una battaglia navale avvenuta li tra Germania e Inghilterra nel 1914, con i tedeschi respinti con abbondanti perdite. Inoltre si ritiene che le Falkland abbiano un ricchissimo sottosuolo, il che potrebbe spiegare l'enorme "affetto" che provano gli inglesi e l'enorme "bisogno" che hanno gli argentini. Sta di fatto che nel 1982 un sempre meno amato Galtieri passa dalle parole ai fatti. E' il 2 Aprile 1982 e l'Argentina prova a far tornare a casa le Malvinas. Galtieri manda un contingente di dilettanti allo sbaraglio ad occupare la zona. La risposta dell'Inghilterra, comandata a quel tempo da Margaret Thatcher, la lady di ferro, tanto risoluta e pragmatica quanto controversa si fece attendere una ventina di giorni, il tempo di organizzare la spedizione e di riprendere la Georgia del Sud, altro arcipelago conteso, un po' più distante delle Falkland. La Marina Militare inglese è nettamente più attrezzata e preparata dei soldati argentini mandati allo sbaraglio. Dopo due mesi e mezzo di ostilità di cui uno e mezzo di vero e proprio scontro l'Argentina si arrende incondizionatamente. Le Falkland restano Falkland, in quello che oggi è considerato l'ultimo atto di quel colonialismo che tanto si è cercato di combattere. Galtieri tra una sicura deposizione e le dimissioni scelse la strada più indolore. La fine della dittatura militare sarebbe arrivata solamente un anno dopo. Comunque senza le Malvinas.
22 Giugno 1986: ci vediamo all'Azteca
4 anni dopo la fine delle ostilità nelle Isole Falkland in Messico si giocavano i Mondiali di Calcio. A quel mondiale partecipavano contestualmente Inghilterra e Argentina. I primi, passano agevolmente il girone con Italia, Bulgaria e Corea del Sud, vincendo due partite e pareggiandone una, per poi regolare l'Uruguay di misura con gol della bandiera leccese Pedro Pasculli. Leader indiscusso di quella squadra il fantasista del Napoli Diego Armando Maradona, attorno un supporting cast buono ma non ottimo. L'Inghilterra invece fa fatica, viene battuta dal Portogallo, pareggia con un sorprendente Marocco, ed è chiamata a giocarsi il tutto per tutto contro la Polonia nell'ultima partita del girone. Entra in scena Gary Lineker punta centrale del Barcellona che fu anche di Maradona, che ne segna 3, cancellando il segno 0 alle voci gol fatti dell'Inghilterra e facendo qualificare come seconda una squadra che rischiava di non arrivare nemmeno tra le migliori terze. Viene evitato il Brasile, l'avversario è un gagliardo ma più abbordabile Paraguay, che viene regolato con un altro 3-0, il gol di apertura e di chiusura del match li firma Lineker, che se c'è una palla morta nel dubbio la mette dentro, quello di mezzo lo segna Beardsley. Entrambe passano ai quarti di finale, ed essendo nello stesso lato del tabellone si incontreranno il 22 giugno all'Azteca di Città del Messico, a quattro anni e due giorni di distanza dalla fine della guerra nelle Falkland. In palio non ci sono le sorti di un isola e di una nazione, semplicemente un passaggio del turno in una coppa del Mondo, si gioca 11 contro 11 in partenza, ad armi pari. Ci vediamo all'Azteca.
La partita
L'Azteca è gremito in ogni ordine di posto, si contano 110 mila persone. L'Argentina di Bilardo si schiera con un 4-4-2 con Pumpido in porta, difesa composta da Brown libero, con Cuciuffo e Ruggeri stopper, sulle fasce a destra va Giusti a sinistra Olarticochea, gli intermedi sono Burruchaga ed Enrique, Maradona da dieci e Valdano di punta. L'Inghilterra di Bobby Robson risponde con un 4-4-2 con Shilton in porta, in difesa da destra verso sinistra Stevens, Butcher, Fenwick e Sansom, a centrocampo da destra verso sinistra Steven, Reid, Hoddle e Hodge, in attacco Beardsley e Lineker. Il primo tempo vive di qualche sussulto. Quelli argentini portano la firma di Maradona, in evidente giornata di grazia, che salta tutto quello che trova e si rende pericoloso su punizione. Ma l'occasione più pericolosa l'ha l'Inghilterra con Beardsley che si trova la palla al piede dopo una papera di Pumpido, lo dribbla sull'out di destra ma trova solo l'esterno della rete. Nel secondo tempo la partita si infiamma e si sblocca con un episodio storico e controverso. Maradona avanza palla al piede come al solito senza possibilità di fermarlo, scarica su Valdano che controlla male, l'anticipo di Hodge si trasforma in un assist a campanile per Maradona che si trova in uscita Shilton a cui rende 15 centimetri e l'unico modo per anticiparlo è mettere la mano. La palla entra, Maradona guarda verso il guardialinee che non fa un cenno, Bennaceur, l'arbitro va verso il centrocampo inseguito da Hoddle e Fenwick che gli urlano di tutto, ma non servono a nulla. E' il cinquantunesimo e l'Argentina è in vantaggio con quella che verrà definita "La mano de dios". Maradona già in stato di grazia, dopo quel gol irregolare contro il nemico inglese, diventa inafferrabile e gli inglesi lo scopriranno bene 4 minuti dopo. Maradona partendo dalla sua mediana manda Beardsley e Reid al bar, quest'ultimo non molla ma Maradona va troppo veloce, arriva Butcher saltato secco, viene incontro Fenwick bevuto ed esce Shilton, saltato anche lui. A quel punto Maradona la deve solo appoggiare in rete, arriva Butcher a tutta forza ma il tiro è già partito. 2-0 al cinquantacinquesimo, una prodezza che varrà il titolo di "Gol del secolo". L'Inghilterra subisce due colpi dall'impatto terrificante, e prova a rialzarsi con una punizione rabbiosa di Hoddle sulla quale Pumpido si fa trovare pronto, riscattando la paperona del primo tempo. Bilardo sta benissimo così e decide di mettere dentro Tapia, un palleggiatore per Burruchaga, senza snaturare troppo la squadra. Robson per cambiare le cose si affida all'estro di due ali: Chris Waddle, entrato al posto del mediano Reid e successivamente di Barnes entrato al posto di Steven. Ed è proprio Barnes, l'ala del Liverpool a scompaginare i piani difensivi di un Argentina che incomincia a sentire un po' di stanchezza. Su iniziativa dello stesso Barnes, che salta secco Henrique e Giusti, crossa in mezzo e trova Lineker che insacca senza farsi troppi problemi come sempre. 2-1 a nove minuti dalla fine. L'Argentina però non ci sta, questa partita non si può perdere e reagisce subito, ma il buono spunto del subentrato Tapia si infrange sul palo. Gli inglesi ormai ne hanno pochissima di benzina, ma come sempre la mettono tutta e sempre su iniziativa di Barnes hanno l'occasione per pareggiare. L'anglo-giamaicano si invola sulla fascia sinistra la crossa in mezzo per Lineker che di testa è una garanzia, ma un difensore argentino lo anticipa con tutta la forza che ha, e quel difensore si chiama Brown, l'unico argentino col cognome inglese. L'Argentina alla fine vince, passa il turno e vendica le Malvinas nel modo più incredibile possibile, prima con un gol di mano, e poi con un gol di puro genio. Quella partita rappresentò il momento in cui l'Argentina capì che poteva vincere quel mondiale. Che infatti vinse.
Ai giorni nostri
E le Falkland? Non hanno mai cessato di far discutere e sono ancora oggi oggetto del contendere tra le due nazioni. L'anno scorso è stato indetto un referendum per decidere se le Falkland dovessero restare Falkland o dovessero passare sotto dominio argentino. A vincere sono stati i si, favorevoli a restare in orbita inglese con un 98,8 % che ha lasciato adito a pochi dubbi. Le Falkland sono inglesi. Ma quel giorno, vinsero le Malvinas 2-1.
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