Nessuno lo avrebbe potuto
pronosticare, nemmeno il più ottimista degli
anti-iberici. Il mondiale della Spagna inizia con un 1-5 netto inflittole dall'Olanda, che tutti(me compreso) consideravano fino a un certo punto, talentuosi si, ma con uno zoccolo nuovo tutto da scoprire a questi livelli.
L'Olanda è messa in campo con un 5-3-2 con Blind e Janmaat terzini a tutto campo, De Guzman e Sneijder a dare la qualità e Robben come seconda punta accanto a Van Persie. La Spagna sostanzialmente è la stessa di questi quattro anni con Diego Costa come unica novità significativa ma ampiamente annunciata. La prima occasione l'ha avuta l'Olanda ma non è che gli Orange all'inizio siano stati eccezionali, anzi. Le maglie della difesa a 5 che dovrebbe coprire una porzione vasta della difesa si sono allargate spesso e la Spagna, sempre col suo solito palleggio i varchi li aveva pure trovati, ma se gli spagnoli non entrano in porta con il pallone non son contenti e quindi non si è fatto nulla. Gli iberici hanno avuto comunque il loro episodio a favore con il rigoricchio(ovvero rigore che sostanzialmente non c'è ma che viene causato dal difensore che mette l'arbitro nelle condizioni di fischiare) per un entrata irruenta di De Vrij su Diego Costa, trasformato da Xabi Alonso. L'uno a zero per la Spagna è la situazione migliore, perché le consente di controllare meglio la partita. L'Olanda però riesce a restare in partita e alla fine l'episodio giusto lo trova anche lei. In una situazione difensiva incomprensibile in cui Piquè non sale a fare il fuorigioco e in cui Ramos si perde in non si sa quale pensiero, Van Persie pareggia con un gol di testa meraviglioso, in cui però Casillas era nella terra di nessuno. Tre errori nella stessa azione. E' l'episodio in cui gira la partita. L'Olanda si ricompatta dietro dove non passa praticamente più nulla e riesce ad armonizzare centrocampo e attacco. Robben manda Piquè a prendere un caffè e impallina Casillas. Non è solo un 2-1 è una mazzata violentissima. Poi con una Spagna che non ha altre contromisure da adottare se non il solito palleggio insistito, ma di fronte hanno una difesa schierata e compatta che gli toglie visione offensiva e che sa quando può rischiare l'anticipo o l'intervento. Poi parte il Casillas show, con due cappellate terrificanti sulle quali De Vrij(vendeetta!) e Van Persie non si fanno di certo scrupoli a insaccare. E poi Robben mette un trattino rosa tra i numeri 1 e 5, bevendosi Ramos(completando così la collezione di centrali uccellati), Casillas, per poi insaccare. La debacle spagnola è completa e sarebbe potuta essere ancora più altisonante.
SPAGNA: la stagione di club non ha insegnato niente
2013/2014: Barcelona, zeru tituli e fuori prima delle semifinali di Champions per la prima volta dal 2008. Bayern Monaco squadra dove siede l'ideologo del tiki-taka, sconfitta roboante in semifinale di Champions League contro la squadra che per colpa del tiki-taka ha subito delusioni incomprimibili. Due segnali importanti che testimoniano il fatto che il tiki-taka ha fatto la storia, una grande storia, ma che ha fatto anche il suo tempo. Ormai è un sistema prevedibile, con la giusta trincea tra mediana e difesa gli spazi non li concedi, e giocando il giusto d'attesa puoi avere la meglio. Come è successo ieri. Spazi blindati, grande ampiezza sulle fasce, intelligente movimento tra i reparti avversari et voilà, 5-1. E' chiaro che prevedere una simile disfatta avrebbe dovuto contemplare anche la previsione di una partita oscena del tandem difensivo e quella di un Casillas in botta da LSD, ergo sarebbe stato impossibile. Ma ieri a non funzionare è stato tutto l'apparato ed è strano che per un allenatore come Del Bosque, uno che aveva vinto prima con il suo club e poi con la sua nazionale, non sia contemplabile un'altra via, specie con il talento di cui dispone la Spagna, che può tranquillamente giocare un calcio diverso, più agonistico e moderno, ma senza rinunciare alla qualità. E' evidente che la stagione di club non ha insegnato niente.
OLANDA: la rivincita di tutti con un improbabile capolavoro
Nel 2001 Van Gaal aveva una grande Olanda, ma non riuscì a qualificarsi per i mondiali e quel fallimento rappresentò una brusca frenata nella carriera di quello che era considerato uno dei migliori allenatori d'Europa. Nel 2010 la cavalcata dell'Olanda si ferma in finale contro la Spagna, su un'azione di fatto generata da un angolo ingiustamente non concesso agli Oranje. Dimenticate tutto questo. Questo 5-1 ha cancellato tutto questo. Certo non è una finale, è la partita d'esordio, la strada è ancora lunga, ma una vittoria di questo tipo se non cancellare, quantomeno sbiadisce di brutto quei brutti ricordi. La premessa si chiama Strootman, che con il suo infortunio costringe Van Gaal a cambiare i suoi piani. Ha perso l'equalizzatore del centrocampo, un giocatore che nel suo genere è unico. Rivoluzione copernicana, si passa alla difesa a 3(o a 5). Un concept calcistico molto più legato agli anni passati(molto passati) che al presente fatto di moduli speculari. Il modulo viene provato prima del mondiale con risultati tutto sommato buoni. Ma il Mondiale è tutt'altra cosa e le riserve sono parecchie. L'esito della partita però le riserve le ha sciolte tutte. E' vittoria nel risultato e su tutti i fronti. La Spagna è materialmente annichilita dove invece è più forte, cioè a centrocampo dove la linea a 3 o 5 in fase di possesso, scollaccia centrocampo e trequarti, sterilizzando di fatto il palleggio e isolando Diego Costa(che comunque si è procurato un rigore e non ha grosse) sempre marcato a vista. Una difesa da Benny Hill show ha fatto il resto ma non si può fare nessun conto senza la sagacia tattica di Van Gaal, che sapendo di aver perso il suo giocatore di equilibrio e non avendone uno di simili caratteristiche, ha ridisegnato l'assetto tattico, senza far perdere all'Olanda la profondità, l'essenza del gioco di stampo olandese. Janmaat e Blind sulle fasce hanno fatto quello che volevano, i rifornimenti per le punte erano costanti e la squadra è rimasta sempre bilanciata. Il tutto con un modulo molto anni 70' che in un mondiale del 2014 suona come le unghie sulla lavagna. Un improbabile capolavoro.
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