mercoledì 18 giugno 2014

FOCUS-Postille Spagnole, analisi sul fallimento della Spagna

La Spagna è incredibilmente uscita dal mondiale dopo due partite ma ancor più del risultato in se, a stupire è stato il modo in cui i campioni del mondo e d'Europa hanno abdicato al trono iridato, ovvero giocando malissimo, insistendo sulla chiave del palleggio che già gli era costata tantissimo in fase offensiva nella prima partita. Lo ammetto non è che in questo momento io sia chissà quanto costernato o amareggiato, anzi(dopo anni di amare batoste e rosicate posso dirmi soddisfatto). Credo però che questa eliminazione vada inquadrata tout court in una prospettiva più congrua dello Spagna Merda o del ciclo che è finito. Proverò a farlo in queste postille.


Re che abdicano

Vedendo la stagione di club, in cui a trionfare in Europa sono state le spagnole, che hanno vinto tutte e due le coppe portando alle semifinali 4 squadre su 8, immaginare una debacle simile era davvero difficile. Difficile perché il calcio spagnolo sta vivendo un periodo di splendore che è andato a superare pure quello degli anni 50. Difficile perché prendi i migliori 50 giocatori spagnoli in circolazione e ti rendi conto che sono tutti tecnicamente da nazionale. Ma il flop è arrivato e dopo Re Juan Carlos, ad abdicare sul trono del mondo è stata la Spagna. Prima di Juan Carlos e della Spagna, c'era stato un terzo re ad aver abdicato: il tiki-taka, ovvero il re dei sistemi di gioco tenendo conto dei successi che ha ottenuto tra Barcellona e Spagna. Già il Barca, che aveva dettato la linea per 5 anni e che quest'anno per la prima volta dopo 5 anni non ha vinto nulla. Del Bosque ha puntato per la restaurazione(anche se sarebbe più corretto parlare di mantenimento) e i risultati si sono visti.












Non solo un fatto di gioco

Già, puntare sul tiki-taka è stato un brutto affare, ma dire che il tonfo della Spagna sia ascrivibile ad un solo fatto di gioco sarebbe riduttivo. La stragrande maggioranza dei giocatori spagnoli presenti nella rosa ha vinto a tutti i livelli quello che c'era da vincere e questa grande abbuffata si è tramutata in una forte intossicazione. Del Bosque ha confermato per quello che gli è stato possibile il gruppo che è andato in cima al mondo e certamente non gliene si può fare una colpa enorme. Ma è anche vero che quando la Spagna ha giocato, è stata evidente una certa svogliatezza, che facendo due valutazioni a naso era una svogliatezza fisiologica. Se poi Casillas, capitano e leader butta il carico di briscola allora voilà il crollo è servito.

Il diritto di fallire

Dopo la Francia nel 2002 e (ahimè) l'Italia 4 anni fa, la Spagna si iscrive nel club dei campioni del mondo che floppano al primo turno. Ogni mondiale e ogni gruppo mondiale ha una storia a se. Quella Francia che non era una brutta squadra stava a metà strada tra un ciclo finito ed un approccio sbagliato alle avversarie, soprattutto nella prima partita contro il Senegal, in un girone che comunque non era facile. Quello che è successo 4 anni fa a noi purtroppo lo ricordiamo bene. In quel caso in un girone oggettivamente ridicolo e fattibile l'Italia ha fallito senza attenuanti, con Lippi che ha scelto una nazionale oggettivamente avara di talento e che ha sbagliato tutte le scelte di formazione. Un fallimento ascrivibile al c.t. a cui però era ascrivibile anche un abnorme porzione di merito 4 anni prima. La Spagna di Del Bosque si trova a metà strada tra quell'Italia e quella Francia. Da un lato scelte sbagliate dall'altro un ciclo agli sgoccioli. A fine partita Daniele Adani, commentatore di Sky, ha parlato di diritto di fallire. Sicuramente il fallimento fa sempre male, specie se arriva così, tout court, senza attenuanti, magari ascrivibile a scelte che si potevano fare in modo diverso. Ma va anche detto che se hai vinto quanto ha vinto la Spagna negli anni, un giro a vuoto ci può anche stare. Più che diritto di fallire è meglio parlare di "momento in cui si può fallire" e la Spagna si trovava in quel momento finito.













Ciclo finito? Si ma...

In molti, appassionati competenti e cialtroni della domenica nelle sere di lunedì, hanno parlato di ciclo finito. Non si può dire che non sia vero, d'altronde gente come Iniesta, Xavi, Torres, Piquè, Casillas, Xabi Alonso, Busquets, Ramos, Villa(anche se non ha giocato), vecchi o meno vecchi che siano, ha vinto tutto quello che si poteva vincere e dal punto di vista motivazionale e in alcuni casi anche fisico, il calo ci può stare, forse è addirittura fisiologico. Ma guai a lasciarsi prendere dagli entusiasmi e a parlare di una Spagna finita. E' finito(o quantomeno potrebbe essere finito) un ciclo storico di giocatori. Adesso vi scrivo una formazione: Diego Lopez; Carvajal, Inigo Martinez, Marc Bartra, Alberto Moreno; Gabi; Borja Valero; Callejon, Isco, Muniain; Llorente. Questi sono 11 giocatori che per scelta tecnica non hanno trovato un posto nella nazionale nonostante abbiano fatto tutti una buona stagione. A questi si possono aggiungere altri nomi di meno giovani e soprattutto di giovani di grande potenziale che possono essere il futuro della selezione spagnola. Poi che riescano a emulare il periodo 2008-2012 non sta scritto da nessuna parte, ma parlare di ciclo spagnolo finito in senso onnicomprensivo sarebbe un errore madornale. E' più opportuno parlare di una generazione fenomenale che probabilmente si è esaurita in questo mondiale.

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