martedì 3 giugno 2014

LE SQUADRE-Inghilterra, l'ultimo ballo della vecchia generazione

Nel decennio scorso l'Inghilterra vedeva l'ascesa di una generazione fortissima di giocatori, che sembrava poter riportare la Coppa del Mondo oltre la Manica dopo il 1966. Quella nazionale annoverava gente come Terry, Ferdinand, Ashley Cole, Lampard, Gerrard, gli stessi Beckham e Owen(anche se più figli degli anni 90) e il talentino in costante ascesa Wayne Rooney. Nomi importanti che avevano fatto la fortuna dei loro club e che sembravano destinati a grandi imprese che non sono arrivate. Nel 2006 come due anni prima agli Europei lo spauracchio si chiama Ricardo, mentre nel 2010 è la Germania a spazzare via i "Three Lions" con tanto di beffardo gol fantasma come nel 1966, stavolta annullato agli inglesi. Di quella nazionale non è praticamente più rimasto nulla, a parte Lampard, Gerrard e Rooney. Il primo a 36 anni, ha appena annunciato il suo addio al Chelsea ed il Mondiale sarà il suo passo d'addio di una straordinaria carriera ad alti livelli. Il secondo ha 34 anni, è reduce da una bellissima ma amara e beffarda stagione con il suo Liverpool e a livello quantomeno teorico è anche lui all'ultima chiamata mondiale. Rooney è il più giovane della compagnia, di anni ne deve fare 29, anche se gioca da una vita e per lui dopo due mondiali amari giocati in pessime condizioni fisiche a causa di brutti infortuni patiti a ridosso della kermesse, è arrivata l'ora di fare o quantomeno di provare a fare la voce grossa, anche perché tra 4 anni di anni ne avrà 33 e per un attaccante come lui, che si muove come e quanto si muove lui, quattro anni in più pesano. L'Inghilterra si presenta a questo mondiale completamente stravolta rispetto alla passata edizione, ma con discreta continuità tecnica con quello che si è visto ad Euro 2012. In panchina, come allora, c'è sempre Roy Hodgson, che le sue scelte per questo mondiale le ha fatte da un bel pezzo, e che sembra avere le idee chiare su quale sia l'idea di riferimento per la sua Inghilterra, che per quanto rimaneggiata, ha comunque del buon potenziale.

Il Liverpool detta la linea

L'impressione che si è avuta seguendo le ultime uscite dell'Inghilterra è quella che Hodgson voglia puntare su un'impostazione di squadra molto similare a quella del Liverpool, arrivato secondo in campionato al termine di una stagione finita male, ma giocata alla grande. Una squadra dunque molto manovriera, in grado di giocare molto il pallone per poi attaccare a grandi falcate la profondità. Per replicare il "sistema Rodgers" l'ex allenatore di Inter e Udinese avrà a disposizione oltre che Gerrard anche Sturridge e Sterling. Il primo, eccellente punta(per la quale il Chelsea per espiare la colpa deve fare come Tafazzi ma senza il sospensorio e forse non basta), il secondo ala giovane e guizzante. Entrambi devastanti se innescati in profondità. Innesco che oltre che da Gerrard e Lampard, può essere dato anche da Jack Wilshere, talento dell'Arsenal la cui classe è direttamente proporzionale alla fragilità fisica, dallo stesso Lampard e dal giocatore del Southampton Adam Lallana, incursore di qualità dai colpi geniali, le cui quotazioni sono nettamente in ascesa. Inoltre in questo senso ha chiamato sempre dal Liverpool Jordan Henderson, centrocampista duttile e di fatica, e equalizzatore costante del camaleontico centrocampo dei Reds e ha deciso di affidare un posto di attaccante a Danny Welbeck, titolare ma non titolarissimo nello United con caratteristiche fisiche similari a quelle di Sturridge, in grado di giocare anche da ala. L'idea se ben attuata può dare anche i suoi risultati, ma non sarà facile replicare nei punti focali un sistema di gioco così corroborato con poco tempo per implementarlo, adattarlo e radicarlo.

Piccoli fenomeni crescono

A spiccare in questa Inghilterra è la relativa assenza di giocatori di mezzo, ovvero giocatori collaudati di esperienza ad alto livello e di talento ad eccezione di James Milner, Joe Hart(mai particolarmente costante, specie quest'anno) e di Gary Cahill. La rosa è di buon livello ma è composta perlopiù da buoni giocatori relativamente inesperti a questi livelli(Lambert, Jagielka, Baines per citarne alcuni) o da giovani rampanti in ascesa, la cui convocazione al Mondiale rappresenta contestualmente un punto di arrivo ma anche un punto di partenza. Oltre ai già citati Sterling e Wilshere nel gruppo ci sono ragazzi come Luke Shaw, giovanissimo terzino sinistro di 19 anni proveniente dalla fulgida academy del Southampton(in cui attualmente milita) che oggi è la riserva di Baines, ma che domani sarà con ogni probabilità il futuro. Altro giocatore proveniente dall'Academy dei Saints è Oxlade-Chamberlain, adesso all'Arsenal, che abbiamo imparato a conoscere come ala talentuosissima ma ancora non troppo disciplinata. Quest'anno è reduce da una stagione di pochi alti e molti bassi con una paratona contro il Chelsea passata all'impunità come vero acuto, ma Hodgson ha sempre puntato su di lui, e il momento in cui cambiare marcia potrebbe essere arrivato. Altro giocatore di straordinario talento è Ross Barkley, fantasista dell'Everton dal background tecnico impressionante che per certe giocate ricorda un altro talento passato dal lato blu della Merseyside che oggi gioca con lui in nazionale, ovvero Wayne Rooney, seppur con le dovute differenze del caso visto che Barkley è quasi un metro e novanta. Dire se in questa kermesse saranno protagonisti o supporting-cast è difficile, anche se è più facile immaginare la seconda, ma questo step è il primo passo verso una carriera che potrebbe rivelarsi piena soddisfazioni. Saranno famosi(anzi lo sono già).

Il personaggio: Rickie Lambert

In questa strana Inghilterra con giocatori al passo d'addio, tanti giovani e molti buoni giocatori all'occasione della vita spicca un personaggio particolare: Rickie Lambert. 32 anni, di cui 15 passati nelle serie minori della Football League inglese, ai tempi dell'ultima edizione dei mondiali giocava si al Southampton, ma in League One(terza serie inglese) in una stagione in cui 30 gol non bastarono per la promozione, ma che furono l'inizio di un ascesa che per il Southampton è culminata con un ottavo posto in Premier League conseguito quest'anno e che per lui è culminata con la convocazione ai Mondiali, arrivata dopo aver debuttato con gol in nazionale contro la Scozia l'estate scorsa. Adesso dopo 115 gol in 229 presenze con la maglia dei Saints, per Lambert, ariete vecchio stampo dallo stile di gioco vintage e dal fisico ruvido, è arrivato il momento di tornare a casa a Liverpool, dove è nato e dove ha iniziato a giocare, per continuare il suo cursus honorum calcistico, iniziato tardi ma nel più rocambolesco e incredibile dei modi. La sensazione e l'augurio è che per lui il bello debba ancora arrivare.

Conterà la voglia

L'Inghilterra è in un girone che conta ben 7 coppe del mondo e in cui la squadra materasso non è proprio un materasso comodo. Uruguay, Italia e Costa Rica sono avversari tutt'altro che facili e il girone sarà stimolante sin dal fischio di inizio della prima partita, il 14 luglio, contro di noi, a Manaus. Negli ultimi anni l'Inghilterra a dispetto del suo grande talento, ha sempre dimostrato di peccare di quel mix di determinazione e convinzione che serve per andare avanti nelle competizioni di questo tipo, toccando il punto più basso con la mancata qualificazione ad Euro 2008, per poi proseguire su questo filone nel Mondiale 2010, dove vinse una sola partita di misura e ad Euro 2012, dove un gol fantasma di Devic avrebbe potuto concretizzare un eliminazione, avvenuta poi per mano dell'Italia ai tiri di rigore al termine di una partita che gli inglesi non hanno praticamente giocato. Se questa Inghilterra, che non è annoverata tra le favorite d'obbligo come accadeva in passato, avrà voglia(perché di questo si tratta) di mettere dentro tutto quello che ha da dare(cosa che non ha necessariamente fatto) potrebbe levarsi grosse soddisfazioni, e in questo senso la carica dei veterani può incidere.Speriamo però che lo facciano dalla seconda partita, perché anche noi abbiamo una delusione enorme da riscattare.

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